«Manta turistica tira, ma è difficile pernottare»

«Manta turistica tira, ma è difficile pernottare»
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Manta si candida a diventare il punto di riferimento turistico dell’area saluzzese. La sua punta di diamante, il castello, è infatti meta di migliaia di turisti ogni anno (34 mila all’ultima rilevazione ante Covid) e presenta peculiarità, sia nel parco verde che nelle sale affrescate, ideali per le esigenze di rappresentanza degli enti del territorio. Non a caso il Parco del Monviso, che ha da poco rinnovato il vertice, ha scelto il castello per ospitare il primo incontro dei presidenti dei Parchi piemontesi (il 1° luglio) e la Fondazione Bertoni di Saluzzo ha deciso di lanciare “C’è Fermento 2021” con un evento proprio nel parco del maniero mantese.

Ribattezzato castello “ad pedem montium” (ai piedi dei monti), nelle giornate terse regala lo splendido skyline delle Alpi Marittime e Cozie, che hanno nel Monviso il segno distintivo del territorio.

Nel weekend ospiterà la prima edizione della “Festa dei Circondari”, un ricco calendario di speciali visite tematiche, aperture di luoghi poco conosciuti, passeggiate culturali e naturalistiche, trekking, incontri e degustazioni (vedi articolo in basso).

Abbiamo chiesto di raccontare Manta turistica a Monica Sartore, ultra-trailer d’acciaio ma, per gli appassionati della buona cucina, chef del ristorante Vecchio Camino, in posizione strategica di fianco alla chiesa parrocchiale e all’inizio della salita verso il castello.

Monica, possiamo dirci fuori da questo anno orribile?

«La stagione è ricominciata, il passaggio nei weekend è quasi ai livelli degli anni passati. Finora bene il pranzo, mentre il coprifuoco ha vincolato le uscite serali. Ma dalle prossime settimane confidiamo di rilanciare alla grande anche le cene: abbiamo già cambiato l’orario ufficiale. In primavera è mancata la presenza straniera, ma anche su quel fronte ci sono segnali di normalizzazione».

Cos’è cambiato rispetto a prima?

«Durante la pandemia abbiamo tenuto con l’asporto, ora c’era voglia di uscire, scoprire, anche limitandosi al proprio circondario. Ma non siamo una città d’arte o le Langhe: per attirare i turisti, servono creatività e capacità di fare rete».

Ovvero?

«Al Vecchio Camino ci siamo inventati i brunch gourmet per degustare piatti gustosi e veloci, ideali per visitatori di passaggio, offrendo anche alternative di pesce e vegetariane. Poi abbiamo rinnovato la nostra collaborazione per i pic-nic del Fai e con “La casa sull’Albero” di San Rocco».

Quali altri monumenti visitano i suoi clienti?

«Oltre al Castello, Santa Maria del Monastero quando ci sono le mostre, Staffarda e Casa Cavassa. Chi fa viaggi brevi, gli italiani in particolare, predilige il turismo storico; gli stranieri di norma inseriscono Manta in itinerari più ampi, con escursioni naturalistiche».

Cosa manca?

«I posti dove dormire. Saluzzo compresa, è incredibile la scarsa capacità ricettiva che si registra nel raggio di 20/30 chilometri, anche risalendo le valli. La gente è affascinata dalle nostre zone e si dice sorpresa di quante bellezze poco conosciute vi siano. Sarebbe disposta a tornare, fermandosi più giorni, ma spesso registra difficoltà per il pernottare. Non bastano i tanti B&B, servirebbero strutture capaci di ospitare gruppi».

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