Matrimoni “accomodati” per avere la cittadinanza

Matrimoni “accomodati” per avere la cittadinanza
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Una donna di 42 anni di Dronero ha sposato tre uomini nell’arco di 7 anni. Un turn-over affettivo che, benché in linea con le tendenze degli ultimi anni, ha insospettito l’Ufficio immigrazione della Questura di Cuneo, coordinato dalla dirigente Stefania Pierazzi.

Gli agenti sono così risaliti a una serie di matrimoni “di comodo” che avevano come riferimento la “dama” dronerese, convolata a nozze con tre uomini stranieri con cui potrebbe non aver mai convissuto.

I fatti. La Questura ha ricevuto una richiesta di rinnovo di permesso di soggiorno da parte di un marocchino, che appena qualche giorno prima era risultato senza fissa dimora durante il controllo di una volante in una cascina abbandonata a Madonna dell’Olmo. Le verifiche hanno portato gli agenti a scoprire che l’uomo risultava sposato con una donna italiana, ma l’anomalia della mancata convivenza ha reso chiaro che si trattava di un matrimonio di interesse.

Le verifiche effettuate su di lei, di origini marocchine, ma con regolare cittadinanza italiana ottenuta nel 2004, hanno portato gli uffici di pubblica sicurezza a scoprire che aveva contratto tre matrimoni con altrettanti connazionali, poi terminati nell’arco di pochi mesi.

Per anni residente a Dronero, dove effettuava lavori saltuari, la donna risulta attualmente irreperibile. Sulla sua testa pende una denuncia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per le falsità connesse alle unioni di facciata.

Nei guai anche i suoi ex mariti: uno è già stato destinatario di un provvedimento di espulsione, mentre per gli altri due sono state avviate le pratiche, in quanto si trovano sul territorio nazionale senza permesso di soggiorno.

Spiega Pierazzi: «Un sistema allettante, che di solito si accompagna al pagamento di una sorta di “vitalizio” da qualche centinaio di euro, garantendo alla donna una rendita continuata nel tempo».

Ma l’ottenimento della cittadinanza si è concretizzato? «No. Non si è raggiunto il tempo minimo di tre anni necessario per garantire loro il permesso di soggiorno: la donna ha lasciato i suoi coniugi in “braghe di tela”».

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