Mazzata al commercio in montagna

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Il rischio di desertificazione commerciale avanza nei piccoli paesi e soprattutto nei centri valligiani. Negli ultimi giorni, l'avvio per tutti gli esercenti dell'obbligo di scontrino elettronico ha comportato uno scambio intenso di pareri, anche di polemiche, rispetto all'imposizione e agli aggravi burocratico-operativi.

Complici, questi aggravi, anche di aver indotto a chiudere numerose attività commerciali nei piccoli Comuni montani. Dove la desertificazione è una dolente realtà: 200 paesi in Italia sono già senza negozi e senza bar. Altri si aggiungono oggi. Uncem lo denuncia da moltissimo tempo. Aveva anche chiesto una proroga sull'obbligo di scontrino elettronico. Di fatto una prima proroga vi è stata, da luglio 2019 a gennaio 2020 per gli esercenti con meno di 400 mila euro l'anno di volume di attività.

«Si è ancora in tempo ad attivare una proroga ulteriore - spiega Marco Bussone, presidente Uncem -. Per ora non ci sono sanzioni per i commercianti, come avevamo chiesto, insieme ai contributi per l'acquisto dei nuovi apparecchi, fino a 250 euro, sotto forma di credito d'imposta. Sul rinvio dell'obbligo è ancora possibile intervenire nel Milleproroghe - aggiunge Bussone -. Ma se questa è una prima cosa da fare, tre sono le richieste che Uncem propone alle istituzioni regionali e nazionali per affrontare il rischio desertificazione commerciale.

La prima cosa da fare, entro gennaio, è un esame da parte dell'Agenzia delle Entrate rispetto a quanti, nei Comuni montani, si sono adeguati all'obbligo di scontrino elettronico e quanti non ancora. Quanti hanno chiuso e per quali motivi. L’Uncem è disponibile a collaborare per un'analisi qualitativa e quantitativa».

«Circa il secondo punto - evidenzia Bussone - deve essere ripartito in tempi rapidissimi il fondo di 30 milioni di euro previsto in legge di bilancio a sostegno delle attività economiche, artigianali e commerciali delle aree interne del Paese».

Terzo fronte, quello fiscale. Anche su questo Uncem insiste da dieci anni. I primi risultati sono arrivati. Alle Zone economiche speciali, il Decreto Clima ha aggiunto le Zone economiche ambientali in corrispondenza dei Parchi nazionali. Un passo importante. Ora devono essere le Regioni a intervenire per salvare un minimo di servizi nelle valli.

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