«Mi ha cambiato la vita»

Mercoledì scorso, nel rispetto delle regole di emergenza sanitaria, in molti hanno reso omaggio alla figura dell’ex sindaco di Cardè Giuseppe Reitano, morto lunedì scorso all’età di 86 anni. Ai funerali hanno partecipato molti sindaci dei paesi limitrofi, ex amministratori, dipendenti comunali e amici di vecchia data.

Particolarmente emozionante il ricordo di Matteo Morena, attuale sindaco di Cardè, e vicesindaco con Reitano.

«Beppe Reitano - racconta Morena - è stata la persona che mi ha cambiato la vita in un attimo, nel marzo del 2014. Ero un ragazzo di ventun anni che aveva da lì a poche ore un volo per Amsterdam. Lui candidato a sindaco di Cardè, arrivò e mi disse: “Se vinco farai il mio vicesindaco”. È, un po’ a sorpresa, vinse e io ho cominicato la nuova esperienza».

Reitano aveva scelto di circondarsi di giovani, cercando di insegnare loro quello che aveva appreso lui in una decina d’anni di attività politica e amministrativa.

«All’inizio era il delirio – continua Morena -, mi sentivo in un mondo non mio e le difficoltà aumentavano di giorno in giorno. Lui paziente, mi mandava a fare formazione ovunque, e io mi lamentavo sempre perché nessuno a ventun anni ha la voglia, nel poco tempo libero, di studiare l’amministrazione pubblica».

Eppure la tenacia di Matteo Morena, e la perseveranza di Reitano hanno cementato questo rapporto nel corso degli anni.

«Non si complimentava mai con me - dice Morena -, almeno non direttamente con me. Anzi se facevo nove cose giuste su dieci lui continuava a punzecchiarmi sull’unica sbagliata o non portata a termine. Mi spremeva, voleva che mettessi tutto me stesso in ogni singola azione, anche la più banale. Abbiamo discusso, litigato, non ci siamo parlati per delle settimane, ma alla fine io tornavo sempre da lui. Perché ne avevo bisogno, anche se provavo con orgoglio a non mostrarlo. E ora è dura. Con quest’ultima prova cerca di farmi diventare grande sul serio. Mi mancherà, perché quando avevo bisogno di un consiglio, di un suggerimento o di una parola di conforto lo chiamavo e lui rispondeva sempre».