È morto il ginecologo Pierluigi Ponte

È morto il ginecologo Pierluigi Ponte
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“Peggi” Ponte, deceduto la scorsa settimana nella sua abitazione a 89 anni, era nel suo ramo uno dei medici più stimati a livello provinciale. Non ebbe difficoltà a intraprendere la carriera professionale e diventare presto primario di Ginecologia e Ostetricia a Saluzzo.

E’ stato uno dei più noti ginecologi della provincia, in un periodo di profondi cambiamenti e passi in avanti della medicina moderna. Ha condotto per lungo tempo uno studio medico con laboratorio analisi a Saluzzo, nell’area tra piazza XX Settembre e via Torino, sviluppando la propria carriera negli ospedali di Torino, Saluzzo e Ceva. Proprio a Saluzzo, grazie alla sua competenza, era arrivato ad assumere il ruolo di direttore sanitario dell’ospedale Civile.

Il nome di Pierluigi Ponte, verzuolese, resterà però legato a due vicende giudiziarie, che ne segneranno la vita: il caso dell’uso delle strutture ospedaliere in modo improprio, e, soprattutto, l’omicidio Damiano.

Nel 1987, all’apice della carriera, iniziarono i problemi giudiziari, con l’inchiesta a carico di alcuni medici della struttura saluzzese, tra cui Ponte, all’epoca già direttore sanitario della struttura.

Il 24 marzo 1987, pochi mesi dopo l’apertura dell’inchiesta che vedeva coinvolto Ponte, il presidente dell’Usl saluzzese, Amedeo Damiano, restò vittima di un agguato nell’androne di casa sua, in corso Italia. Venne gambizzato, con quattro colpi di pistola, da due sicari. Morì tre mesi dopo, il 3 luglio 1987, per le gravi ferite riportate, in una clinica di Imola.

Un attentato che fece scalpore. Un anno dopo, il 26 aprile 1988, Pierluigi Ponte venne prelevato dai carabinieri nella sua abitazione di Verzuolo e trasferito in carcere a Bologna. Il sostituto procuratore della Repubblica di Bologna, Alberto Candi, che coordinava l’inchiesta per l’omicidio a Damiano, firmò il mandato di cattura ritenendolo il mandante dell’agguato. Venne interrogato per diverse ore dal magistrato negando ogni responsabilità. Difeso dall’avvocato saluzzese Manlio Vineis, Ponte venne rilasciato il 1° giugno del 1988 e fu scagionato da ogni accusa.

Recentemente, raggiunta la pensione, Ponte amava trascorrere gran parte del suo tempo libero in Liguria, lontano dalla provincia in cui veniva ricordato non solo per le sue abilità, ma anche per una delle più oscure e irrisolte pagine della cronaca nera.

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