Natale Re, il medico cavourese in prima linea per la Resistenza

Natale Re, il medico cavourese in prima linea per la Resistenza
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Lavorando di notte a Torino, come correttore di bozze alla Gazzetta del Popolo, era riuscito a completare gli studi universitari e a laurearsi in Medicina e Chirurgia. Nel 1942 era assistente all’ospedale di Mondovì. L’anno successivo fu chiamato alle armi.

La vicenda di Natale Re, cavourese, classe 1914, è di quelle che fanno emergere la tragicità della guerra, che spazza via sogni e vite umane. Re voleva fare il dottore, e ha dedicato ogni giorno della sua gioventù per coronarlo.

La sua breve vita è stata raccontata dallo storico Franco Allochis, nel libro “In nome della libertà” (Fusta editore), fresco di ristampa proprio in queste settimane.

Allievo ufficiale presso la Scuola Militare di Firenze, sottotenente dell’esercito, con compiti di servizio sanitario, dopo l’8 settembre si diede alla macchia e tornò nella zona del Monregalese.

«Si unì alle formazioni partigiane di Martini Mauri - scrive Allochis -. Per gli Autonomi assunse la responsabilità del servizio sanitario, organizzando posti di medicazione e attrezzando anche un ospedale da campo in montagna. Nel marzo del 1944, durante gli scontri tra Garessio e la Val Casotto, provocati da un rastrellamento messo in atto dai nazifascisti, si prodigò per curare i feriti. Fu catturato dai tedeschi proprio mentre era intento a portare in salvo alcuni partigiani. Trasferito nel carcere di Ceva, per due giorni il medico partigiano fu sottoposto a tortura. Fu, infine , fucilato alla periferia del paese».

Nel memoriale “Partigiani Penne Nere” di Enrico Martini Mauri, si legge: «Il clima rigido, le continue nevicate hanno accresciuto il numero del malati; i feriti sono sempre più numerosi. Il dottor Re ha bisogno di una sala e dell’attrezzatura per poter operare, anche per alleggerire il lavoro del dottor Brusio che, a Pamparato, ha già in cura oltre 30 degenti. Alla stazione di Garessio c’è un ospedale da campo completo che deve partire par la Germania. Andiamo a prenderlo, e così facciamo una sorpresa al dottor Re».

Re fu decorato con la medaglia d’argento al valore militare alla memoria con la seguente motivazione: «Laureato in medicina, fu tra i primi ad accorrere in Val Casotto, per prestare a quel gruppo di volontari la sua opera di serio ed esperto dottore. Pieno di fede e di coraggio, sprezzante del pericolo, era presente in ogni circostanza e nei momenti decisivi sapeva alternare la sua mansione di medico a quella di valoroso ed ardito combattente. Particolarmente si distingueva nei combattimenti di Garessio e di Casotto, nell’ultimo di questi veniva catturato dai tedeschi mentre era intento a porre in salvo gli ultimi feriti. Incarcerato, sottoposto a sevizie e torture nulla di benché minimamente compromettente usciva dal suo labbro. Condannato a morte, affrontava sereno e sorridente il plotone di esecuzione, cadeva eroicamente al grido di “Viva l’Italia libera”.

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