Nomine Csea, ecco i problemi sul tavolo del nuovo cda per la gestione dei rifiuti Xxxxxx Xxxxxx
Scriviamo a poche ore dalle nomine per il nuovo vertice di Csea, cda e presidente, che arriveranno con la Gazzetta già in stampa. Le questioni che si troverà ad affrontare il nuovo consiglio di amministrazione del consorzio dei rifiuti, cui aderiscono oltre 50 Comuni dell’area saluzzese, saviglianese e fossanese, sono rilevanti per molteplici ragioni: ecologico-ambientali ma anche economiche, a partire dalla tassa che incide (non poco) sui bilanci familiari.
La tariffa che i cittadini pagano continuerà ad essere calcolata sulla metratura dei locali o si passerà a nuovi criteri, sulla base cioè dei rifiuti effettivamente prodotti da ciascun nucleo familiare?
Questo secondo sistema, già in vigore da altre parti, stimolerebbe comportamenti maggiormente virtuosi, ma finora non è ancora mai stato preso in considerazione.
C’è poi il problema della raccolta “porta a porta”, tra l’altro non praticata da tutti i comuni aderenti al consorzio e con modalità troppo differenti tra città e paesi, che necessita di una riorganizzazione e, secondo alcuni, di un superamento.
La prima questione sul tappeto, la più impellente, riguarda l’impianto di Villafalletto e l’annessa discarica rispetto ai quali il sindaco, Pino Sarcinelli, e con lui la collega di Vottignasco, Daniela Costamagna, hanno presentato istanze su cui non c’è stato fino ad oggi un chiaro pronunciamento nè dal cda di Csea, né da parte della Regione.
La discarica si avvia ad esaurimento e, tra non molto, si renderà necessaria una scelta che richiederà contestualmente un riammodernamento (o un superamento) dell’impianto di trattamento dei rifiuti, che - così osservano gli esperti - comincia a risentire del peso degli anni e non sarebbe più in sintonia con i sistemi moderni che generano energia e permettono quindi di abbassare i costi (oggi sempre più onerosi) a carico dei cittadini.
Le stesse isole ecologiche meritano un ripensamento, considerato che i consorzi più avanzati le stanno trasformando in centri di recupero e riuso. E c’è anche chi fa notare come i mezzi utilizzati per la raccolta - per contenere il più possibile le emissioni di anidride carbonica - dovrebbero essere sostituiti da altri a trazione elettrica o ibrida.
Il nuovo cda non dovrà, dunque, limitarsi all’ordinaria amministrazione ma nel corso dei cinque anni che ha davanti rimodulare anche la dialettica nei confronti della società che si è aggiudicata il super appalto.
Sappiamo bene quanto rilevanti siano gli interessi economici che gravitano intorno alla partita dei rifiuti, per questo è indispensabile che le amministrazione locali possano avere voce in capitolo con linee guida precise e trasparenti.
C’è poi un ulteriore aspetto che ci permettiamo di segnalare dal nostro punto di vista, da parte cioè di chi si occupa di informazione sul territorio.
Abbiamo la sensazione che sul tema rifiuti gli stessi sindaci e amministratori comunali siano poco informati. In taluni casi, probabilmente anche per loro ignavia, ma in altri perché è progressivamente venuto meno quel collegamento tra comuni e consorzio che dovrebbe invece essere costante, a maggior ragione visto che la Tari è oggi una delle tasse comunali più rilevanti.
Analoga considerazione potrebbe essere estesa all’informazione nei confronti della cittadinanza. Se all’inizio del “porta a porta” erano state attuate varie iniziative al riguardo, col passare del tempo queste sono progressivamente venute meno.
Facciamo sommessamente notare che in un momento storico in cui il tema ambiente è ritenuto cruciale per svariate ragioni, una maggiore comunicazione sarebbe elemento che presidente e nuovo cda dovrebbero prendere in considerazione.