«Non appassite mai, non arrendetevi mai»

«Non appassite mai, non arrendetevi mai»
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Questi anni sono stati colmi di cultura, bellezza, scoperta, poesia, grazia, ricerca, stupore... fatica e conflitti non sono mancati, come risate e complicità. Molti di voi possiedono più poesia di quanto credano, altri forza e saggezza, altri razionalità e progetti... tutti siete depositari di talenti straordinari! Quando vi incontrai la prima volta, paragonai la vita di ognuno ad un arazzo: se lo si guarda al contrario, si vedono solo dei fili ingarbugliati tra loro. Se lo si capovolge, però, il disegno si mostra. Mi piace pensare che il disegno della vostra vita stia prendendo forma. Solo pochi consigli per il futuro: fidatevi di più. Affidatevi.

E “non lasciate mai l’anima indietro”, come mi insegnarono in Africa. La vita vi porterà lontano, velocemente. Aspettate l’anima, aspettate che vi raggiunga. Ed evitate di perdere tempo con persone o cose che non hanno un’anima. Noi docenti sappiamo di essere meteore o comete nei vostri universi: voi sapete quali pianeti o satelliti faranno parte della vostra esistenza. Una meteora o una cometa passa e scompare, sperando di non fare troppi danni. Nella migliore delle ipotesi il suo passaggio è preannunciato, il suo bagliore percepibile ma, prima o poi, essa si perderà di vista. Eppure ognuno di noi docenti vorrebbe lasciare un segno, vorrebbe annullare il “per sempre” e il “mai più”.

Non amo i saluti definitivi, non amo ciò che sta per finire. Per questo vi ringrazio per questi anni insieme: non importa se qualcuno troverà queste parole retoriche e inutili. Solo le parole non dette sono inutili...

Un viaggio. Questi anni sono stati un viaggio. Un veloce, stancante, straordinario viaggio. Ogni anno è uguale: ci si incontra, ci si conosce con lo sguardo inquieto di chi si accinge ad una nuova avventura e ad essa non si sente ancora adeguato. Il “bagaglio” era tutto da preparare, le spalle da allenare, il passo da ritmare e il respiro da modulare. Poco per volta il nostro bagaglio è diventato pesante ma le spalle hanno resistito capaci e in tutta questa fatica gli occhi hanno brillato, le risate alleggerito i giorni, e i momenti di condivisione reso i momenti preziosi. Simili a dune che il vento desertico trasforma impercettibilmente ma con la saldezza delle montagne ancorate a terra...

Un docente svolge un lavoro simile a quello di un giardiniere: semina e attende. Spesso il giardino sembra sopito, sordo a tanta cura. E lui attende. Talvolta lo stupore lo travolge: fioriture fuori stagione lo sorprendono, altre volte gelate precoci vanificano il lavoro compiuto o diventa necessario operare potature dolorose per impedire percorsi inutili. Poi il giardino fiorisce, ma fiori e frutti apparterranno ad altri. E lì che ci si scopre adulti generosi, nel momento in cui si lascia andare, si permette all’Altro, che pure si è amato, di essere libero. E si comprende: ciò che importa è solo che i ragazzi siano felici e realizzati.

In Tibet, quando una persona cara si allontana, è usanza bere con lei una tazza di thè al burro di yak. Poi se ne versa una seconda, che non deve essere bevuta. Resta lì, in attesa del ritorno dell’amico. La vostra sarà sempre qui. Distanza e silenzio non la faranno cadere.

Desidero ringraziarvi: spesso avete subito la tirannia delle “ore di lavoro lente”, avete sopportato le mie reazioni, avete gestito tempi e prove. Desidero ringraziare alcuni di voi per la loro dolorosa dolcezza, altri per la gioiosa levità, altri ancora per la silenziosa grazia...

Conoscervi è stato un privilegio. Non perdervi sarà un dono. Siate felici. Non appassite mai. Non arrendetevi mai!

E ora l’avventura vera abbia inizio... Dopo l’Esame, come dicono in Germania, “andate a passeggiare con le nuvole”... Nuvole bianche e vento non vi abbandonino mai. Non dimenticateci. Noi non vi dimenticheremo.

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