Oggi il bullismo corre sulla rete

Oggi il bullismo corre sulla rete
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La scorsa settimana si è celebrata la giornata nazionale contro il bullismo. Argomento che, come sapete, da sempre mi sta molto a cuore. L’anno scorso gli dedicai persino un libro (Io sono + forte) che mi valse anche la convocazione in Regione del nostro presidente Cirio che volle complimentarsi personalmente con me per l'impegno.

E adesso che insegno alle superiori mi preme ancora di più, perché purtroppo vedo ogni giorno dal vivo quelli che per me erano rimasti solo sbiaditi ricordi di gioventù. Reminiscenze di quando all'uscita dalle scuole medie Einaudi dovevo correre a casa prima che il bullo di turno mi sferrasse un pugno in pancia semplicemente perché geloso delle mie coloratissime toppe della Naj Oleari con cui mi tappezzavo i jeans, o della mia nuova felpa Best Company. Perché se oggi il 60% degli adolescenti confessa di essere stata vittima di bullismo, ai miei tempi, le cose non erano migliori.

Mi fa specie, incrociarlo ora, ogni tanto sotto i portici e vedere la fine che ha fatto: brutto, sporco, smarrito e solo come un cane… perché quella è la fine che fanno i bulli, una volta diventati grandi.

Bene, adesso si pensava che il tanto vituperato passaggio alla Dad (didattica a distanza), causa Covid, separandoli avesse posto la parola fine sul triste fenomeno, ma sembra che invece non sia così. Perché se una volta i bulli, seppur tenuti sottocchio dall’occhio vigile dei professori, ti facevano la posta nei bagni della scuola, perché era lì, nell’ambito scolastico, che trovava il suo terreno fertile, adesso invece con l’avvento delle nuove tecnologie, hanno travalicato i confini, e ora ti possono perseguitare sempre e dovunque con i social, in primis Instagram o Tik Tok… come bene ha scritto Marco Camisani Calzolari di Striscia la notizia, nella prefazione con cui si apre il mio vecchio romanzo.

Il vero problema oggi non è più tanto quello che avviene quando si è a scuola, ma il cyberbullismo, ossia quello che corre in rete, su internet. E così mi dicono molte di quelle mamme saluzzesi che con le mie interviste forzate, ho tallonato un paio di anni fa, quando dovevo documentarmi prima di scrivere il mio libro. «oggi la palla della responsabilità passa dai professori alle famiglie, perché la scuola potrà essere la seconda famiglia solo quando la famiglia tornerà ad essere la prima scuola.

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