Parlano i presidenti delle società di eccellenza: la ripresa non prima dell’autunno, o addirittura nel 2021 Saluzzo, Moretta e Pro: ripartire sarà il problema del nostro calcio
Questa settimana abbiamo raggiunto i presidenti delle tre formazioni locali che militano nel campionato di Eccellenza per capire quali siano le loro sensazioni in questo delicato periodo per tutto il calcio dilettantistico piemontese.
BORETTO (SALUZZO)
Gianpiero Boretto è lo storico patron del Saluzzo calcio. Ecco la sua analisi.
«In questo momento è difficile fare previsioni; secondo me sarà difficile ripartire anche a settembre. Perché questo vorrebbe dire iniziare ad allenarsi ad agosto, ma probabilmente sarà ancora troppo presto. Allo stesso modo anche per i settori giovanili sarà molto dura pensare di ricominciare a breve anche perché - a mio avviso - non deve esserci la responsabilità dei presidenti per i calciatori che potrebbero risultare positivi».
«Inoltre, se guardiamo alle categorie superiori, fanno fatica a ricominciare a giocare in serie A, e siccome noi dipendiamo dalla serie C e dalla D, è quasi impossibile capire ora quali saranno gli scenari futuri con i meccanismi di retrocessione che ancora non si conoscono».
Le voci di corridoio danno il Saluzzo già in serie D, ma è una fake news, anche perché non si sa bene quante e quali squadre si iscriveranno ai prossimi campionati. Molte società potrebbero rinunciare e finché ci sarà questa epidemia è difficile fare ipotesi».
«Purtroppo il calcio dilettantistico è in pieno caos. Noi stiamo ad aspettare cosa succede, anche perché molto probabilmente si ritarderà la ripresa a ottobre o forse anche più avanti. Magari bisognerà attendere fino a gennaio, vedremo strada facendo come evolve la situazione».
BECCACINI (PRO DRONERO)
Corrado Beccacini ha portato i Draghi in D vincendo nella stessa stagione di due anni fa anche una memorabile Coppa Piemonte.
«Mi sembra ormai ufficializzato il fatto che ai nostri livelli non verrà più ripreso il campionato interrotto a fine febbraio. Trovo scandaloso il fatto che la serie A voglia finire il suo, però va detto che per i grandi club non ci sono problemi, loro possono permettersi controlli medici continui, centri sportivi all’altezza e hotel attrezzati. Inoltre, possono giocare anche a porte chiuse perché hanno diritti televisivi importanti che ovviamente nel calcio dilettantistico non esistono.
Ciò detto, i protocolli della serie A non sono effettuabili in Eccellenza, non possiamo attivare un auto-isolamento, non ci sono strutture adeguate e nemmeno staff medici al seguito per i controlli».
«Noi siamo mossi dalla passione, dall’amore per le città che rappresentiamo: il calcio deve essere qualcosa di bello, di gioioso altrimenti meglio fermare tutto. Non possiamo rispettare protocolli di giocare a porte chiuse senza verifiche mediche sanitarie adeguate. Ai nostri livelli - anche nel settore giovanile non si sa quando si potrà riprendere - non essendoci le condizioni per ripartire nell’immediato, tanto vale pensare già al futuro.
Io proporrei di far iniziare la prossima stagione da gennaio 2021, disputando i campionati nell’anno solare, immaginando che fra otto mesi ci sarà una situazione sanitaria migliore. Se si ripartisse a settembre e qualcuno risultasse positivo cosa si farebbe? Cosa succederebbe in quel caso? Sarebbe un problema enorme».
«In alternativa si potrebbe pensare di ripartire nel febbraio 2021 facendo disputare le ultime giornate di questa stagione perdendo sì un anno, ma chiudendo quello che si è disputato per il 70%. Sono due ipotesi che si potrebbero valutare: anche se al momento si ragiona in astratto».
«Aggiungiamo poi il problema relativo alle sponsorizzazioni per la prossima annata: molte aziende non avranno più intenzione di investire nel mondo del calcio perché in questo momento ci sono altre priorità».
SAPINO (MORETTA)
Vanda Sapino non ha perso l’entusiasmo per la sua squadra, ma resta prudente.
«Il Piemonte è una delle regioni più colpite ed è quindi complicato pensare anche solo agli allenamenti: come si fa a mantenere la distanza di sicurezza in campo? Impossibile. A tal proposito, in questi giorni ho ascoltato i pareri espressi dalla commissione medica della Figc la quale ha delineato una prospettiva infelice riguardo alla ripresa. Fin quando non ci sarà un rischio zero, un vaccino o una cura adeguata bisognerà attendere per la partenza del calcio dilettantistico».
«Io condivido appieno il principio che sta alla base anche perché non bisogna mettere a rischio la salute delle persone che ruotano attorno al calcio. Ma nel contempo non si possono considerare responsabili i presidenti delle varie società. Il calcio dilettantistico non ha scopi di lucro, non è una Spa. E’ un bel punto interrogativo e anche noi dobbiamo adeguarci. Al momento non possiamo fare altro, anche perché non sappiamo come finirà questa pandemia».
«La condizione essenziale del calcio locale deve essere il divertimento: si pensi per esempio alla gioia dopo un gol, se non ci si può abbracciare ed esultare insieme come possiamo pensare di giocare? Il nostro è uno sport di squadra, è aggregazione, si vive nelle spogliatoio tutti assieme, condizioni molto difficili da conciliare con il rischio del contagio».
«Resta quindi difficile programmare il futuro e non sappiamo quando si ritornerà a pensare e vivere di calcio soprattutto perché la salute viene prima di tutto. Poi, a seguito della situazione economica che si creerà, ci saranno ripercussioni anche nell’ambiente sportivo. Dovremo avere uno spirito diverso perché mancheranno i soldi un po’ dappertutto e ai nostri livelli temo un ridimensionamento».