Prossimi mesi decisivi per capire le prospettive turistiche della stazione Addio all’Unione e sfida alla Sipre Il voto deciderà la linea di Crissolo
E adesso, a 10 giorni dall’ufficializzazione della fuoriuscita soft dall’Unione montana del Monviso, quale futuro attende Crissolo? Quali saranno le mosse di un Comune - peraltro espressione della vicepresidenza dell’ente - tornato libero dai vincoli burocratici che l’Unione imponeva?
E’ chiaro - e lo hanno ormai detto tutti - che sullo sfondo dell’addio ci sono gli usi civici. Supportato dal suo legale, l’avvocato Volante, che ha scritto come l’Unione non possa per definizione deliberare su questioni (come la reintegra di un terreno) che attengono ai singoli Comuni ma che siccome così non la pensa il Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte, che ritiene che ogni atto vada adottato dall’Unione, al’unica possibilità giuridica per evitare questa situazione è l’uscita dal Comune dall’Unione», Crissolo vuole avere le mani libere circa un cospicuo gruzzolo che conta di incassare. Chi non ha pagato, è chiamato a regolarizzare la posizione in merito.
Inutile dire che la maggior parte di questo gruzzolo dovrebbe arrivare dalla Sipre, che quasi un anno fa si era vista revocare la concessione per la gestione del bacino sciistico, che - ricalcando le parole del sindaco Fabrizio Re - avrebbe dovuto «avere validità solo dopo la presentazione dell’istanza di conciliazione degli usi civici».
Il provvedimento era poi stato stoppato dal Tar con la motivazione che questi avrebbe dovuto essere emesso dall’Unione del Monviso, e non già dal Comune di Crissolo. Ecco spiegata, senza troppi arzigogoli, il perché dell’addio di Crissolo all’ente presieduto da Emidio Meirone.
Altrettanto inutile rimarcare quanto l'argomento regolarizzazione degli usi civici non dipenda tanto dagli impianti o dal ponte sul Po di Pian della Regine o da quant’altro ancora, bensì dal gettito prodotto della centraline che - stando ai conti fatti in Comune - avrebbe sinora prodotto un gettito lordo 6 milioni di euro. E la cui captazione acquifera, nei mesi scorsi, è stata colpita da un’ordinanza di “ripristino dei luoghi” emessa dall’Unione del Monviso per supposte “palesi difformità” rispetto al progetto iniziale della Sipre (che anche in questa occasione ha fatto ricorso al Tar).
In primavera si andrà al voto e lì si capirà l'indirizzo scelto dal paese.