Pugnalò l’ex fidanzata e la figlia di lei Rhazly condannato a 8 anni e mezzo VERZUOLO I fatti nel luglio 2019 dopo un alterco in casa della donna Villanovetta

Pugnalò l’ex fidanzata e la figlia di lei Rhazly condannato a 8 anni e mezzo VERZUOLO I fatti nel luglio 2019 dopo un alterco in casa della donna Villanovetta
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La scorsa settimana è arrivata la condanna per il reo confesso del tentato omicidio avvenuto a Verzuolo il 6 luglio 2019. El Rhazly, nato in Marocco nel 1984, residente a Manta, dovrà scontare otto anni, quattro mesi e dieci giorni. Dal carcere in cui è recluso giovedì era collegato in video-conferenza con l’aula del tribunale di Cuneo: ha espresso parole di pentimento davanti alla corte.

La pena pronunciata dal giudice per le udienze preliminari Sabrina Nocente tiene conto dello sconto di un terzo che il rito abbreviato prevede in caso di confessione del reato. Un’ulteriore riduzione è derivata dalla concessione delle attenuanti generiche proposte dai difensori, gli avvocati Benedetta e Chiaffredo Peirone. La richiesta iniziale formulata dal pubblico ministero Alberto Braghin era di 13 anni.

I FATTI

El Rhazly è stato condannato per il tentato omicidio dell’ex compagna e della figlia di questa dopo una lite nell’appartamento in cui viveva la donna, una cinquantenne italiana.

Il 36enne si era presentato ubriaco a casa della ex, a Villanovetta, e dopo un violento alterco aveva accoltellato lei e la figlia (allora ventenne), intervenuta per difendere la madre.

Non gli andava giù la fine della relazione. Era tornato da quella che considerava ancora la sua donna per un chiarimento, ma sotto i fumi dell’alcol tutto è precipitato.

La discussione è presto degenerata, lui ha estratto un coltello a serramanico con cui ha colpito la sua ex al petto. La figlia, nel tentativo di soccorrerla, è stata a sua volta accoltellata alla schiena. La ragazza è poi riuscita a calarsi dal balcone per sfuggire alla furia dell’uomo e, nella caduta, ha subìto altri traumi. Sono stati i vicini, allarmati dallo schiamazzo, a chiamare le forze dell’ordine.

Bloccato e interrogato, l’uomo non ha negato l’evidenza dei fatti. Nel frattempo madre e figlia hanno ricevuto le prime cure in ospedali: le ferite fortunatamente nono state letali.

Fondamentale per l’accusa di tentato omicidio è stato appurare che i colpi inferti avrebbero potuto colpire zone vitali.

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