«QC TERME» CHIEDE REGOLE E CHIAREZZA FASE 2 Stop alla riapertura dei centri termali nonostante le misure di sicurezza. Ne parliamo con Andrea Quadrio Curzio

«QC TERME» CHIEDE REGOLE E CHIAREZZA FASE 2 Stop alla riapertura dei centri termali nonostante le misure di sicurezza. Ne parliamo con Andrea Quadrio Curzio
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Regole valide per tutti e maggiore chiarezza: l’appello arriva dagli imprenditori Saverio e Andrea Quadrio Curzio, fratelli fondatori di QC Terme spas and resorts, società leader in Italia nella gestione dei centri benessere e termali, con numerose sedi, anche a Torino. Nella fase di riapertura dopo il lockdown non mancano le preoccupazioni per la riapertura dei centri. La Conferenza delle Regioni del 25 maggio ha aggiornato e integrato le Linee guida per la riapertura di cure termali e centri benessere, ma si attende ancora per la specifica ordinanza di Regione Piemonte.

«Dal 24 febbraio siamo progressivamente andati in lockdown: 500 dipendenti sono in cassa integrazione; oltre 200 massaggiatori, quasi tutti liberi professionisti che collaborano con noi, e che da allora non hanno potuto lavorare un giorno - racconta Andrea Quadrio Curzio - Nella iperproduzione normativa odierna, secondo noi confusa e che a diverso titolo ci ha riguardato, non siamo stati autorizzati a riprendere le nostre attività, nonostante da anni applicassimo già i parametri di sanificazione dell’acqua ora imposti dall’ultimo DPCM alle piscine, le quali però possono aprire al contrario nostro il 25 Maggio. È una delle sperequazioni di trattamento e delle contraddizioni in cui si è infilato chi ha stilato il calendario delle riaperture. Noi ancor più delle piscine, o dei parchi acquatici possiamo garantire lo spazio di distanziamento tra le persone. A poco, però, sembrano valere anche i recenti studi fatti sul fatto che il Virus non resista negli ambienti caldi come le saune e i bagni turchi, o i ricambi d’aria da tre a dieci volte superiori alla norma che contraddistinguono i nostri centri – continua l’AD Andrea Quadrio Curzio – Ma non voglio farne tante. Mi piacerebbe solo avere una norma semplice che reciti che laddove si possano garantire i medesimi standard di sanificazione dell’acqua e di distanza interpersonale di una piscina possano riaprire anche le vasche dei centri benessere e termali indipendentemente dai codici Ateco. Le riaperture devono essere valutate per la sicurezza che le singole strutture garantiscono e non in base a una classificazione adottata dall'ISTAT per rilevazioni statistiche delle attività economiche».

«Oltretutto possiamo facilmente dimostrare quanto la non riapertura di un gruppo come il nostro sia costosa per le casse dello Stato: tra cassa integrazione, sostegno alle partite IVA dei massaggiatori, il versamento mancante dei contributi, dell’IVA e delle tasse sui guadagni che non possiamo avere in quanto chiusi costa allo Stato quasi 70.000 € al giorno, circa 2.000.000 al mese. Per non parlare delle perdite legate ai minori consumi di dipendenti che percepiscono il 40% in meno di reddito e del mancato versamento di imposte dell’indotto che un’impresa come la nostra ingenera e che sul turismo si calcola in 4/5 volte il fatturato. Ecco, forse detta in cifre è una cosa che possono comprendere tutti, anche quelli che pensano che il wellness sia una cosetta minoritaria nell’economia e nel turismo, mentre invece in Italia vale un miliardo e duecento milioni di cui noi rappresentiamo quasi il 10%», gli fa eco Francesco Varni da sempre con i fratelli Quadrio Curzio e Amministratore Delegato del Gruppo sin dagli albori.

Conclude non senza amarezza, ma con la speranza di venire ascoltato dalle istituzioni, Saverio Quadrio Curzio: «Gli imprenditori non amano le chiacchiere, si lamentano poco, non cercano sotterfugi e a queste regole a noi piace attenerci. Ma gli imprenditori come noi, vogliono anche norme chiare, certe e soprattutto non contradditorie da parte delle istituzioni, statali e regionali. E se questa situazione critica dovesse permanere chiarezza e certezza diventano necessità vitali. Prima ancora che i tecnici di Governo e Regioni emanassero linee guida avevamo fatto stilare le nostre da un epidemiologo che si occupa di prevenzione delle malattie infettive: siamo certi della sicurezza che potremo garantire ai nostri ospiti quando ci faranno riaprire».

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