Quei disegni di Ernesto sono cimeli preziosi
Aveva mani e cuore d’artista Ernesto Casavecchia, il capo partigiano garibaldino della 181ª caduto a Valmala con otto compagni il 6 marzo 1945. Lo testimonia la collezione delle sue opere, custodita per decenni in casa di familiari e poi donata all’ecomuseo della Resistenza di Assom.
Sono studi di nudo femminile e maschile, schizzi, ritratti, realizzati a matita o carboncino; e ancora cromatiche rappresentazioni di gare sportive, figure di atleti che rivelano l’inconfondibile timbro pittorico dell’anteguerra. Era nel fiore dei vent’anni, il torinese Ernesto (classe 1919), mentre disegnava queste tavole, sognando un futuro ben diverso da quello che il destino gli avrebbe riservato.
Il professor Assom sfogliando quei disegni si commuoveva: «Chissà cosa sarebbe diventato Ernesto. Il suo tratto è armonioso, frutto di un talento naturale sorretto da un’applicazione rigorosa». «Visti i risultati» - suggeriva il prof. - si direbbe che il giovane Casavecchia abbia frequentato l’accademia».
Ernesto era entrato nei partigiani garibaldini assieme al fratello Mario Casavecchia, nome di battaglia “Marino”, che dopo la guerra si è sistemato a Busca. A donare i disegni è stato il figlio di Marino, Ernesto junior.