Quel bicchiere mezzo pieno

Tra guide e golosari, Paolo Massobrio ha trovato il tempo per addolcire con un altro regalo questo disgraziato 2020 che ricorderemo a lungo. E’ un libro di ritratti dal titolo evocativo, “Del bicchiere mezzo pieno”, in cui la vita professionale del giornalista dedito al mondo del gusto, si intreccia con quella di cinquanta personaggi che hanno saputo cambiare i loro percorsi grazie a uno sguardo di positività sulla vita e sul proprio lavoro. Il libro è edito da Comunica, conta 210 pagine e costa 18 euro.

Ogni incontro narrato, anche dietro le quinte dell’ufficialità, diventa una provocazione, talvolta qualcosa che ha dell’inaspettato e della sorpresa, per cui il bicchiere di vino con ognuno, alla fine, risulta sempre mezzo pieno.

Paolo Massobrio, leva 1961, milanese di origini monferrine, coniugato e padre di tre figli, si occupa da oltre trent'anni di economia agricola ed enogastronomia. Lo abbiamo conosciuto promettente virgulto in quel crogiuolo di fermenti che era la Coldiretti degli anni ‘80, quando il mondo verde si riorganizzava per filiere (dal latte all’ortofrutta, dalle carni al vino) ponendo le basi per una modernizzazione del comparto agroalimentare in cui si affacciavano le prime suggestioni bio e green, poi fatte proprie dal genio mediatico di Carlin Petrini, transitato dalla compagnia ideologica di Arcigola ai fasti global di Slow Food.

Allorchè Coldiretti, smarrita la bussola politica per la scomparsa della Dc, ha intrapreso altre vie, Massobrio ha spiccato il volo in solitudine, fondando un suo movimento ispirato alla filosofia di Comunione e Liberazione - ma con robuste radici laiche - e dando vita a un’attività editoriale a tutto campo nel settore enogastronomico.

Le collaborazioni con La Stampa e l’Espresso, il sodalizio con Edoardo Raspelli e il controverso rapporto con Veronelli (un “odi et amo” ben raccontato nel libro), lo hanno temprato, proiettandolo verso un successo che continua, con merito.