«Quest’anno siamo più provati, ma bisogna mantenere vivo il gusto di fare cose insieme» intervista La Settimana Santa vista da don Marco Gallo: «Stiamo vicino ai giovani»

«Quest’anno siamo più provati, ma bisogna mantenere vivo il gusto di fare cose insieme» intervista La Settimana Santa vista da don Marco Gallo: «Stiamo vicino ai giovani»
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Una Pasqua di nuovo blindata, per via del lockdown imposto alle attività commerciali e delle restrizioni determinate dal rigurgito della pandemia. Il blocco coinvolge anche le comunità parrocchiali, limitandone funzioni e celebrazioni religiose.

Nella Settimana Santa, quella che precede la Pasqua, si concentrano - secondo la millenaria tradizione cristiana - i più importanti riti della fede cattolica, che rievocano la passione, la crocefissione, la morte di Gesù fino alla resurrezione della domenica di Pasqua.

Di questa situazione abbiamo parlato con don Marco Gallo, che insieme ai confratelli don Luca e con Claudio Margaria, si occupa delle parrocchie di Verzuolo e Costigliole, oltre a insegnare presso lo Sti (Studio teologico interdiocesano) di Fossano.

Siamo di nuovo di fronte a un’altra Settimana Santa "in clausura". Come state vivendo questo periodo voi sacerdoti?

«L'anno scorso eravamo più scioccati, quest'anno siamo più provati, come ha detto il Papa la Domenica delle Palme. In un certo senso, tutti abbiamo vissuto lo sconvolgimento dell’anno passato con disorientamento, addirittura con emozione. Oggi siamo più stanchi e preoccupati. Abbiamo imparato a non fare bilanci su un tempo ancora inafferrabile. Questa è l’epoca in cui ci viene richiesto un grande senso di discernimento: che cosa si può rimandare e che cosa non va mai rimandato? Credo che l’amore, la verità, la speranza custodita non si possano rimandare. “Il Signore è luce, è vivo ed è con noi”: per questa parola preziosa val la pena di vivere e far la scelta di non rimandarne la potenza». 

Per quel che concerne le tante funzioni che caratterizzano questa settimana che precede la Pasqua, quali sono i vostri consigli e suggerimenti per vivere al meglio questo tempo?

«Non possiamo vivere il fatto delle chiese aperte, mentre altri servizi sono sospesi da tantissimo tempo, come un privilegio. Deve essere un’occasione da vivere con attenzione estrema e molta prudenza. Quasi tutte le parrocchie sono attrezzate per trasmettere in streaming le loro celebrazioni. Il consiglio è quello di donarsi il tempo, non per la domenica di Pasqua, ma per tutta la Settimana Santa, con i suoi delicati ed intensi passaggi, da casa in famiglia e in comunità se possibile». 

Come vivono tutto questo i fedeli, specie dal punto di vista della partecipazione alle attività parrocchiali?

«Le attività si sono radicalmente trasformate. Numerosi fedeli non si sono più riaffacciati alle celebrazioni. Tanto del dinamismo è ora come congelato. Si sta però manifestando una pluralità di bene creativo: penso alle belle celebrazioni penitenziali comunitarie che abbiamo potuto vivere, con commozione e sorpresa; all’azione della Caritas che non si è mai fermata, anzi ha di molto aumentato il contatto con le persone in necessità; ai pochissimi ma bei momenti di fraternità con bambini e giovani. Abbiamo vissuto con grande chiarezza che non c’è fede senza comunità». 

Sono proprio i ragazzi, i giovanissimi nella fattispecie, a partire di più la situazione, deprivati come sono della scuola e delle relazioni sociali e umane. Come aiutarli?

«Abbiamo realizzato, nel nostro ruolo di sacerdoti, come il rapporto con i giovanissimi e giovani sia difficile da custodire. La parrocchia aveva come canale privilegiato quello della fraternità, del ritrovarsi a far le cose insieme, addirittura al convivere fiducioso (penso alle settimane comunitarie). Non è poca cosa l’aver custodito le chiamate, i saluti, le confidenze, l’impegno di tanti giovani nell’aiuto ai compiti dei bimbi più in difficoltà. Nessuno sa davvero le conseguenze sui cuori di questo prolungato tempo di distanziamento, senza abbracci e libertà. Eppure, ci sembra che  la profondità del cuore umano, giovanile in particolare, ci insegni ad essere fiduciosi».

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