Rifugi, norme complicate
Norme stringenti e costi in aumento per l’accesso ai rifugi. L’alpinista dovrà contribuire alle operazioni di sanificazione, ma solo in caso di pernottamento: un euro per i soci, due per i non soci.
Ma il responsabile della commissione centrale rifugi e opere alpine del Cai Giacomo Benedetti ritiene la cifra non adeguata: «La sola sanificazione dei bagni nei rifugi, a cui accedono anche quanti non si fermano per la notte, avrà un costo tra i 150 e i 200 euro a weekend».
Per quanto riguarda il pernottamento, le nuove norme impongono il distanziamento fra letti, nelle camerate, di un metro. Verranno dunque eliminati i letti a castello, che erano prerogativa di quasi tutti i rifugi alpini. La riduzione dei posti sarà circa del 50%.
Per i pasti varranno le norme dei ristoranti. Anche qui, un metro di distanza tra commensali.
Ogni gestore potrà, in base alle sue necessità e possibilità, allestire delle tende o permettere agli escursionisti di montare la propria, in accordo con gli enti locali. All'interno obbligo di mascherina, sia per gli ospiti che per il personale.
Difficoltà di tipo burocratico, invece, per la consegna ai rifugi di un'apparecchiatura per la sanificazione degli ambienti e dei locali a base di ozono. E proprio questo aspetto rischia di dilatare i tempi di apertura.
C'è anche un ulteriore aspetto che complica le cose. Nel caso dovesse presentarsi una persona con sintomi - febbre o tosse - questa dovrà essere isolata. «Ovviamente ciò che auspichiamo - dicono dal Cai - è che nessuno vada in montagna se non in perfetta salute. Ma i rifugi non possono respingere nessuno, per cui bisognerà pensare di garantire uno spazio protetto destinato ai sospetti contagiati».
Insomma, se finora pernottare in un rifugio era una simpatica avventura, quest’estate diventerà un’impresa ardua, alla stregua di un’ascensione.
E per i gestori un piccolo inferno, perché costretti al ruolo di gendarmi.