Rinaudo: mi preoccupa la realtà dei giovani tra abbandono scolastico e disoccupazione busca Parla il giovane imprenditore nominato responsabile della Pastorale del lavoro in diocesi
Fausto Rinaudo è l’amministratore delegato di Granda Zuccheri Spa, azienda buschese leader in Italia nei settori dell’importazione, del confezionamento e della distribuzione di zucchero. Imprenditore attento al sociale, Rinaudo non si limita a considerare gli orizzonti della sua impresa, ma guarda al contesto sociale in cui opera
Quali sono, a suo avviso, le necessità più urgenti, che identifica a livello locale?
«I cuneesi si distinguono per un’innata tendenza a non lamentarsi. Siamo abituati a rimboccarci le maniche, senza per forza attendere interventi dall’esterno. Se questa può essere considerata una virtù, oggi rappresenta per noi un limite. Questo “bastare a noi stessi”, a scudo forse di una dignità di retaggio sabaudo, sta diventando un problema. Soprattutto nelle aree interne di valle pensare di creare un fronte comune è quasi impossibile».
Riusciremo ad uscirne e a guardare al futuro con rinnovato ottimismo?
«In questo momento storico, fare rete è cosa assolutamente urgente e indispensabile: non possiamo più pensare di bastare a noi stessi, le differenze vanno considerate ricchezze. E il prossimo non è più da considerarsi “altro” rispetto a me. È questo quanto credo che noi cuneesi dovremmo imparare: confrontarci in modo aperto, lasciarci mettere in discussione, senza paura di cambiare, se serve».
La nostra provincia soffre da tempo di carenze infrastrutturali: una storia vecchia e irrisolta.
«E’ una quadro sicuramente preoccupante. Basti pensare che, oltre agli insufficienti collegamenti stradal e ferroviari, nel 2020 parte della nostra provincia non è ancora coperta dalla banda larga. Lo sanno bene le famiglie con studenti alle prese con la scuola a distanza».
Come vede oggi la situazione del Cuneese dal punto di vista socio-economico?
«Ci sono necessità di carattere generale e altre più strettamente locali determinate dalla nostra posizione geografica. Sono legate al mondo degli anziani, sempre più soli e abbandonati. Ma ci sono problemi anche nel mondo giovanile, che sconta un abbandono scolastico ancora troppo alto e fatica a collegarsi al mondo del lavoro, rispetto al quale la disoccupazione resta oltre i livelli di guardia. Purtroppo si parla del lavoro solo nelle campagne elettorali, ma poi il nodo non viene affrontato seriamente, chiamando al tavolo tutte le parti sociali».
Il motivo di tutto questo?
«C'è una povertà di valori su cui fondare scelte e convinzioni, a maggior ragione in ambito politico, nel senso più puro del termine. Mi riferisco al concetto di “polis”, nel quale l’uomo può e deve svolgere il più alto e nobile servizio alla comunità».
E' noto il suo impegno anche nel mondo della Chiesa locale, ora accresciuto dal ruolo di responsabile della Pastorale sociale del lavoro in diocesi. Quali sono le speranze, e i timori, all'inizio di questa nuova esperienza?
«Mi piace iniziare con le speranze. Nel mio cuore c’è la speranza di essere innanzitutto un semplice ma vero collettore di “voci” che arrivano, in ambito diocesano, dal mondo del lavoro. Sarà poi nostro compito coinvolgere le parti in causa, facilitare il dialogo nella verità e nel rispetto di tutti e ciascuno. Un’altra grande speranza è quella di fare rete con le altre realtà, presenti sul territorio, anche le associazioni del mondo laico. Come dice papa Francesco, “siamo tutti sulla stessa barca e non potremo che salvarci insieme”. Più che un timore, devo dire che ho, purtroppo, una certezza: parlo ovviamente della mia inadeguatezza. Mi conforta il non essere solo, visto che lavorerò in team con altre persone di alto profilo. Sarà una gran bella avventura»
Quali progetti state approfondendo e su quali altri pensate di lavorare?
«Mi vengono in mente come principali tematiche i migranti della frutta; la crisi post-Covid, soprattutto per ciò che concerne i suoi effetti sulle piccole medie imprese e il lavoro sommerso; la disoccupazione, a maggior ragione da gennaio, quando sarà sbloccato il divieto di licenziamento; il precoce abbandono scolastico giovanile. Non dimenticheremo poi il discorso ambientale e dell’ecologia integrale, che necessita di ricerca di buone pratiche da conoscere e prendere a modello».