Saluzzo si risveglia libera il 27 aprile ‘45 L’avv. Isasca nuovo sindaco, Bovo vice Gli ultimi e drammatici giorni della guerra, 75 anni fa: il Cln assume i poteri aspettando gli Alleati

Saluzzo si risveglia libera il 27 aprile ‘45 L’avv. Isasca nuovo sindaco, Bovo vice Gli ultimi e drammatici giorni della guerra, 75 anni fa: il Cln assume i poteri aspettando gli Alleati
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Nei giorni di fine aprile 1945, settantacinque anni fa, l’Italia intera veniva liberata dalle truppe alleate, dopo una catastrofica guerra civile che, oltre ad aver portato il Paese nel caos più totale, aveva significato un sacrificio immane di vite umane, sia dalla parte dei partigiani, sia dalla parte di coloro che avevano continuato ad appoggiare il regime fantoccio della Rsi (Repubblica Sociale Italiana).

La “Campagna d’Italia”, culminata con la liberazione delle grandi città del Nord, era durata più del previsto, a causa della difficoltà di superare gli Appennini ben presidiati dalle truppe germaniche e di alcune inefficienze operative, registratesi nel comando alleato.

Nei primi mesi del 1945, la situazione politico–militare nel territorio di Saluzzo e del suo circondario appariva molto fluida ma al tempo stesso piena di incognite.

Anche se l’occupazione militare germanica perdurava ormai da venti mesi e i rappresentanti politici della Rsi restavano ancora ai loro posti, la lenta, ma decisiva, avanzata delle truppe alleate verso Milano, che fu liberata proprio il 25 aprile, infuse coraggio e volontà d’azione ai partigiani piemontesi.

Torino fu affrancata dal dominio nazifascista nello stesso giorno, e man mano anche le altre città piemontesi ritornarono libere di autodeterminare il proprio destino. I reparti angloamericani iniziarono ad affluire a Torino (e in Piemonte), soltanto a partire dal 3 maggio.

Questo dato a sottolineare come l’emancipazione del dominio nazifascista nelle città della nostra Regione fu merito dell’impegno e della cooperazione tra i partigiani, appoggiati dagli Alleati.

I grandi eventi nazionali, che portarono alla liberazione, ebbero un’eco profonda anche nella città di Saluzzo e nel suo circondario, e sulle formazione partigiane che combattevano contro gli occupanti dall’autunno del ‘43.

Il 19 aprile il vescovo di Saluzzo, mons Egidio Luigi Lanzo, aveva mandato alcuni suoi preti-emissari sia dai partigiani che dai tedeschi, temendo che la situazione in città potesse precipitare verso un bagno di sangue.

Tra il 28 e il 30 aprile, le attività militari cessarono anche nella zona di Saluzzo.

Il 30 aprile, l’ultimo attacco fu lanciato da un distaccamento di garibaldini nei confronti di un nucleo di sei membri della Divisione Alpina “Monterosa”, unità di alpini sotto l’egida della Rsi, che furono fucilati presso la caserma “Mario Musso” il 3 maggio.

Anche Verzuolo fu interessata dagli ultimi strascichi del conflitto, in quei primi mesi del ’45. La cittadina rivestiva un’importanza strategica: oltre a ospitare una delle poche fabbriche presenti sul territorio (la Cartiera Burgo), era una base strategica delle formazioni partigiane

Proprio la Burgo, incorporata nel frattempo nell’organizzazione produttiva a supporto della macchina bellica tedesca, era stata teatro di numerosi scioperi, diventati pratiche di protesta e lotta contro gli invasori.

Ciò aveva causato feroci rappresaglie da parte dei nazisti. Proprio per prevenire e tutelare le popolazioni cittadine, il 28 febbraio del ’45, i partigiani saluzzesi si erano trasferiti sulla collina di Santa Cristina e si erano suddivisi i compiti: la protezione della Cartiera Burgo (dai tedeschi e dai repubblichini in ritirata) fu affidata alla Sap (Squadra di azione patriottica) garibaldina e alla 2ª banda della brigata Saluzzo di Giustizia e libertà, guidata dal morettese-mantese Miche Berra, poi scrittore e giornalista.

La protezione della centrale idroelettrica di Santa Caterina fu invece uno dei compiti affidati alla brigata Matteotti.

Il 25 aprile ’45 a Verzuolo si era insediato in municipio il primo Cln (Comitato di liberazione). Viceversa, a Saluzzo, dal punto di vista dell’evoluzione politica, il 19 febbraio del ’45, il prefetto di Cuneo Galardo aveva posto, alla guida della città Michele Allemano, che sostituiva il Commissario Rosso.

Il 29 aprile del ’45, anche a Saluzzo, prendeva le redini il Cln locale, primo organo di autogoverno della città dopo la fine del fascismo e del periodo di occupazione, mentre a metà gennaio del ’45 erano state elette anche delle consulte comunali.

A presiederlo venne chiamato l’avvocato liberale Vittorio Isasca, amministratore comunale negli anni ’20, prima dell’avvento del fascismo; qualche giorno dopo, a inizio maggio, venne designato nel ruolo di vicesindaco il libraio democristiano Mario Bovo, protagonista di una rocambolesca fuga dalla tradotta che lo stava portando in un campo di concentramento.

Si configurava così, anche per i nostri territori, un lento ritorno alla vita democratica, pur se connotato dalle incertezze derivanti da un periodo buio della nostra storia locale.

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