Scuola: è vietato “cantare”

Scuola: è vietato “cantare”
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Se il rientro nelle aule è un pasticcio, alla vigilia della ripresa del calendario scolastico, gli Istituti di musica sono ancora più nei guai.

Nell’ultimo documento redatto dal CTS (Comitato Tecnico Scientifico) per il ritorno in classe, si leggono le disposizioni e le raccomandazioni sull’utilizzo delle mascherine chirurgiche da parte degli studenti, ed è ben specificato che nell’ambito della scuola primaria e quella secondaria, per favorire l’apprendimento e lo sviluppo relazionale, la mascherina chirurgica può essere rimossa in condizione di staticità con il rispetto della distanza di almeno un metro e l’assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione come, ad esempio, il canto.

Ora, è intuitivo immaginare la deriva che questo comporti chi del canto fa il proprio mestiere, nell’ambito di una didattica strutturata per insegnare ad utilizzare la voce e il fiato. Le accademie di musica e le scuole di canto sono di conseguenza messe all’angolo e qualche dirigente ha già scelto di attendere per riaprire le aule degli istituti.

Uno di questi esempi è l’Accademia Europea d’Arte Le Muse di Casale Monferrato (AL), centro di formazione artistica qualificato organizzatore, tra le altre cose, del festival Monfrà Jazz Fest, appena concluso con successo nella sua terza edizione (anche questa, rivista causa Covid). Spiega la presidente e vocal coach Ima Ganora: «Non è possibile cantare con la mascherina: per noi insegnanti è importante vedere la bocca per poter correggere l’allievo nei vocalizzi, nei solfeggi e nei vari esercizi, mentre lo studente deve prendere fiato ed essere disinvolto nei movimenti. Stiamo ragionando sull’utilizzo delle visiere protettive di plastica, che potrebbero risolvere questi inconvenienti, senza violare le direttive. Il canto, se fatto come si deve e in modo professionale, non lo vedo come un’attività pericolosa, almeno non in misura maggiore rispetto alle attività sportive, ad esempio. Nel frattempo, temporeggiamo sul riavvio delle attività fino a che non avremo informazioni più chiare e precise sul da farsi».

Ma non si tratta di un mero fatto tecnico. La preoccupazione, nelle scuole e no, è di perdere il senso di socialità, di aggregazione e vivere i disagi che questo altro divieto causerebbe a livello psicologico, soprattutto tra i giovani che dovranno accettare, loro malgrado, l’ennesima proibizione. Speriamo che di “corale” non resti la depressione.

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