Semaforo rosso per le misure antismog Sindaci e categorie contro la Regione

Semaforo rosso per le misure antismog Sindaci e categorie contro la Regione
Pubblicato:
Aggiornato:

Era già successo alcuni anni fa che, mettendo sullo stesso piano agglomerati urbani e paesi di campagna, la Regione avesse deciso norme draconiane in tema di emissioni inquinanti. Anche allora si era deciso il blocco di talune tipologie di vecchie auto e furgoni ma, all’atto pratico, era successo poco o nulla.

Ora la Regione è tornata alla carica inviando una lettera alle amministrazioni locali chiedendo ai sindaci di assumere (praticamente dall’oggi al domani) ordinanze al riguardo. Ma la questione ha immediatamente sollevato un coro di proteste, dalle associazioni di categoria, in prima fila Coldiretti e Confagricoltura, alle municipalità interessate.

Il sindaco di Cuneo e presidente della Provincia  Federico Borgna, insieme ai colleghi di Alba, Bra, Mondovì, Fossano, Savigliano, Saluzzo, Borgo San Dalmazzo e Busca, ha richiesto all’assessore all’Ambiente  Matteo Marnati di sospendere i provvedimenti deliberati dalla giunta regionale il 26 febbraio, che prevedono l’applicazione del cosiddetto “semaforo antismog” ai Comuni con popolazione superiore ai 10 mila abitanti, tra cui, nella nostra zona, Saluzzo e Busca. I sindaci, nell’evidenziare l’enorme impatto economico in un momento già particolarmente difficile, chiedono un confronto alla Regione, sostenendo che «è assolutamente necessaria una differenziazione che tenga conto di territori montani e di pianura all’interno dei Comuni oggetto dei provvedimenti, come nel caso Valmala per Busca e Castellar per Saluzzo, così come per quei centri di fondovalle la cui viabilità è strategica per le vallate”.

Le misure più rilevanti avrebbero dovuto riguardare i mezzi di trasporto alimentati a diesel (anticipo delle limitazioni strutturali al 2023 fino all’Euro 5 diesel), con l’aggiunta di limitazioni per i veicoli Euro 1 e 2 a benzina e di quelli Euro 1 a metano o gpl, oltre ai motoveicoli Euro 1. Per il riscaldamento, la Regione aveva disposto a 18 gradi il limite massimo di temperatura negli edifici privati e pubblici, con la sola esclusione delle strutture sanitarie.

«L’impatto di simili provvedimenti - fanno presente i sindaci -, oltre che riguardare la popolazione residente nei Comuni oltre i 10 mila abitanti, coinvolge tutto il flusso di persone che giornalmente, per ragioni di lavoro, studio (si pensi alle scuole superiori), affari (in quanto sede di uffici territoriali statali, di molte imprese), cura (presenza di strutture sanitarie), si reca o transita attraverso i medesimi».

Il “caso” è rimasto per il momento in stand by in attesa di un confronto chiarificatore tra ì soggetti interessati.

Archivio notizie
Ottobre 2024
L M M G V S D
 123456
78910111213
14151617181920
21222324252627
28293031