Senza i giovani addio ai ragionieri

Senza i giovani addio ai ragionieri
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Apprendo proprio dalle colonne della Gazzetta di Saluzzo, la notizia dello scioglimento dell’Adirs, l’Associazione Diplomati Ragionieri Istituto Denina Saluzzo.

E io, che sono ragioniere, “maturato” proprio in quell’istituto che ha sede nella città vecchia, in cui tra l’altro, mio nonno è stato anche preside per anni, rimango basito.

Ma cosa è successo? Siamo tutti così in altre faccende affaccendati, presi tra lavoro, famiglia, pandemia e conseguente crisi economica, che non ci accorgiamo neanche quando perdiamo pezzi della nostra storia cittadina?

E i giovani? Figuriamoci! Loro sono messi peggio di noi, perché in più, oltre ai problemi della vita degli adulti, hanno mille più moderne distrazioni, tipo i social.

E saranno forse proprio quelle diavolerie virtuali, cui aggiungerei la Play Station, a distrarli da tutto ciò che gli accade intorno, fuori dal loro maledetto Fortnite (un gioco di simulazione on line che fa proseliti in tutto il mondo) e dal web.

Perché a dirla tutta, questi teenager, io li vedo davvero proprio “poco presenti”. In tutto!

Perennemente disinteressati ad ogni cosa. Qualsiasi cosa.

Sempre proiettati in rete con i loro smartphone.

Adesso lo so che ci sarà chi scriverà lettere al direttore per dire che non sono tutti così e che i loro figli e i loro amici sono diversi.

Sono proprio contento per loro, ma scusatemi se questo è quello che vedo in giro.

Ed è così che in un comunicato che non avremmo mai voluto leggere, l’Istituto annuncia la chiusura della storica associazione. Dopo 32 anni di onorata attività, l’Adirs di Amalia Isasca, poi diretto da Luigi Mainardi e infine da Grazia Nicoli, chiude per sempre i battenti.

E la causa la leggo proprio nella triste lettera di commiato: «Perché le nuove generazioni non hanno raccolto il testimone», scrivono i responsabili dell’Istituto Denina Pellico Rivoira.

E già, a loro che cosa gliene frega di un’associazione di vecchi nostalgici che hanno frequentato la stessa scuola?

Poveri noi, chissà che ne sarà di noi. E chissà che ne sarà di loro. (Mi rendo conto di aver scritto un finale da vecchio benpensante: perdonatemi):

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