Sit-in dei pesci di fiume Protesta in alta valle Po

Sit-in dei pesci di fiume Protesta in alta valle Po
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S e le 6000 Sardine provano a dare una scossa politica nazionale, sui temi ambientali va in scena la battaglia dei “Pesci di fiume”. L’iniziativa si è sviluppata attraverso 100 sit-in in tutta Italia, coinvolgendo anche la valle Po.

Il circolo Legambiente di Barge, sabato scorso, ha promosso la protesta pacifica sul Po al Ponte di Sanfront, a Crissolo e sul Torrente Cornaschi a Paesana. Il gruppo vuole, con questa manifestazione, accendere i riflettori sui corsi d’acqua della valle Po, che hanno già pagato il loro tributo all’idroelettrico.

Dicono i promotori: «Oltre alla grossa captazione per la centrale di Calcinere, sul Po e i suoi affluenti ne esistono numerose altre, almeno una ventina, che alimentano sia la stessa centrale di Calcinere, sia centraline di società private o dell’Enel».

L’obiettivo della manifestazione, su scala nazionale, è suggerire alla politica di incrementare gli sforzi per salvaguardare gli ecosistemi di fiumi e torrenti contro i rischi legati ai troppi progetti idroelettrici incompatibili con la tutela dei corsi d’acqua e della loro biodiversità.

Dicono gli organizzatori di Legambiente Barge: «Prelievi eccessivi e nuovi cantieri ad alta quota, in luoghi per lo più incontaminati, minacciano la vita di centinaia di corsi d’acqua naturali. Simbolo della manifestazione il cottus gobio, lo scazzone, pesce presente nei fiumi europei e a rischio di estinzione».

La mobilitazione è stata organizzata da 18 associazioni ambientaliste per chiedere al ministro dell’Ambiente Costa il rispetto della direttiva quadro acque, anche quando si tratta di energia idroelettrica. Dicono i promotori nazionali: «Vogliamo bloccare progetti che accedono agli incentivi previsti dal nuovo Decreto Rinnovabili Fer 1 che provocherebbero un ulteriore danno ai nostri fiumi, già provati dagli effetti della crisi climatica, a fronte di un irrisorio contributo di energia rinnovabile. Si vogliono evitare gli errori che hanno permesso negli ultimi dieci anni autorizzazioni e incentivi a oltre 2000 impianti che non rispettano la direttiva, oggetto anche di una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea».

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