«Sul bivacco una rappresaglia politica»

«Sul bivacco una rappresaglia politica»
Pubblicato:
Aggiornato:

È un Giancarlo Fenoglio parecchio contrariato, quello che incontriamo per replicare alla «melma» - parole sue - che gli sarebbe stata gettata addosso in questi giorni, «per il solo fatto di aver espresso un’opinione difforme» sulla vicenda del nuovo bivacco a Punta Venezia. Ce l'ha con chi ha diffuso le sue mail “private”, con il sindaco Fabrizio Re e il suo vice Aldo Perotti. Si salvano il Cai di Cavour e la mamma di Luca Borgoni, il giovane caduto sul Cervino cui si vorrebbe intitolare il bivacco.

Sulle sue spalle qualcosa come 62 anni di età, 40 dei quali trascorsi con indosso la divisa del Soccorso Alpino, 30 a disposizione dell’elisoccorso del 118 e 25 da guida alpina. Un personaggio, da queste parti.

Allora Fenoglio, cosa le ha dato più fastidio in tutto questo polverone sollevatosi sul Bivacco Venezia? Parla di “rappresaglia tutta politica”: è davvero convinto che sia così?

«Ho ricevuto un attacco frontale alla mia persona che non comprendo. L’obiettivo delle mie prese di posizione era la condivisione di un progetto importante per il territorio, perché ritengo che senza condivisione il progetto perda credibilità. Ho cercato di portare un contributo che fosse frutto della mia esperienza. Sono stato travisato, ma non ho mancato di rispetto a nessuno. Le mie opinioni non sono state sparse a macchia di leopardo come avete scritto, ma condivise con amministratori, Soccorso alpino, guide alpine professioniste e liberi cittadini di Crissolo oltre che con persone di provata esperienza sul territorio, alcune delle quali hanno condiviso le mie preoccupazioni».

Ci vuole spiegare il perché dei suoi dubbi sull’intervento?

«Il Bivacco Venezia non è nato per imprese alpinistiche, ma come bivacco militare. Sono favorevole al mantenimento dell’esistente con un’adeguata manutenzione, non a stravolgimenti ambientali. Dov’è la necessità di ampliarlo se a 30 minuti di cammino sorge il Giacoletti e a un’ora il francese Mont Viso? Penso sia illogico ampliarlo, confondendolo con un rifugio e invogliando in questo modo ad affollare l’area tutt’intorno. Territorio che, a quel punto, rischia di trasformarsi in una latrina a cielo aperto».

Cosa imputa al sindaco di Crissolo?

«L’essere andato avanti a spada tratta senza coinvolgere nessuno, senza sentire quanti vivono di “pane e montagna”, vista la sua scarsa esperienza su questo tema. Probabilmente non sa neppure dove sia il Venezia. Da 15 o 20 anni cerchiamo di sensibilizzare i parenti delle vittime della montagna a non disseminarla di lapidi e croci ma a ricordarle nei luoghi opportuni (come la cappella del Quintino Sella) e a rendere la montagna più sicura. Contesto anche il nascondersi dietro al fatto che devono arrivare altri pareri: quindi tu sindaco dai un permesso sperando che altri lo neghino? Strano».

Cosa accadrà ora? Continuerà la sua battaglia?

«Per me il discorso era chiuso dopo aver contattato il Cai di Cavour, che si era fatto promotore di un incontro fra tutti i soggetti interessati. Questa entrata a gamba tesa del Comune (Fenoglio continua a vedere una regia comunale dietro alla vicenda, ndr) cambia le cose e mi fa riflettere: valuterò».

Ci dica la verità: lei vuole fare il sindaco a Crissolo.

«Sinceramente non ho mai preso in considerazione tale ipotesi, poi però, come tutti sappiamo, le vie del Signore sono infinite».

Archivio notizie
Novembre 2024
L M M G V S D
 123
45678910
11121314151617
18192021222324
252627282930