Tendenze Premiate le filiere certificate del Made in Italy, soprattutto per il bisogno di sicurezza alimentare Cambiano le abitudini di acquisto Tiene l’ortofrutta a produzione locale

Tendenze Premiate le filiere certificate del Made in Italy, soprattutto per il bisogno di sicurezza alimentare Cambiano le abitudini di acquisto Tiene l’ortofrutta a produzione locale
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Ormai è un dato socio-economico acquisito: la pandemia ha instaurato un profondo cambiamento nelle abitudini di acquisto. Il consumatore nell’era Covid presenta esigenze differenti: il risparmio, il benessere, la multicanalità ma soprattutto il bisogno di sicurezza alimentare. Un elemento, quest’ultimo, fortemente legato all’origine, alla tracciabilità e alle certificazioni.

Il local diventa un preciso riferimento, come emerso dall’osservatorio Lockdown Nomisma che ha monitorato i comportamenti di acquisto dei consumatori riscontrando un aumento degli acquisti di prodotti di origine Italia e di quelli a Km/zero da parte del 22% degli italiani, quota che sale al 28% per chi ha iniziato ad acquistare i prodotti da filiere corte.

Ne troviamo riscontro anche nell’indagine SgMarketing “L’impatto dell’epidemia Covid-19 sul comportamento d’acquisto e consumo di ortofrutta in Italia”, condotta su 1.000 consumatori, dalla quale l’italianità e il localismo risultano essere i due elementi di rassicurazione maggiormente apprezzati dai consumatori nell’acquisto di frutta e verdura, venendo indicati rispettivamente dal 64% e dal 56% del campione. Altri attributi di particolare importanza, richiamati da un intervistato su quattro, riguardano la filiera controllata, il bologico e il residuo zero.

Sul piano economico, a pesare è soprattutto la limitazione imposta alla ristorazione, che si scarica pesantemente sull’andamento del macro-settore Ho.re.ca.

L’associazione che rappresenta il mondo del food rivolto alla ristorazione, alle mense collettive e ai catering (una filiera di quasi 4 mila aziende e 58 mila dipendenti) parla di una perdita superiore agli 8 miliardi di euro, pari a circa il 50% del fatturato complessivo. Con queste premesse il contraccolpo per l'ortofrutta sarà milionario.

E i rischi sono anche di prospettiva: «Questa seconda ondata - spiega un addetto ai lavori - non mette a rischio solo la nostra esistenza, ma anche quella di migliaia di piccoli produttori italiani, che rappresentano la maggioranza delle nostre provviste. Il rischio di acquisizioni da parte di multinazionali straniere si sta moltiplicando e con il loro ingresso l’italianità a tavola ne uscirebbe stravolta. Aziende che potrebbero privilegiare freschissimi stranieri, insomma. Un'ipotesi che non può lasciare indifferenti».

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