Torino stabile, Cuneo “resiste”. Coscia (Unioncamere): «Paralizzati dall'incertezza, impossibile programmare il futuro» Mille nuove aziende in meno rispetto al 2019: continua l’erosione del tessuto imprenditoriale

Torino stabile, Cuneo “resiste”. Coscia (Unioncamere): «Paralizzati dall'incertezza, impossibile programmare il futuro» Mille nuove aziende in meno rispetto al 2019: continua l’erosione del tessuto imprenditoriale
Pubblicato:
Aggiornato:

Come era facile intuire, nel 2020 c’è stato un calo notevole di nuove aziende in Piemonte e i dati ufficiali lo dimostrano.

È stato pubblicato il report del Registro imprese delle Camere di Commercio che evidenzia il 19,4% in meno delle aziende nate in regione rispetto all’anno precedente: 20.942 nel 2020 contro le 25.972 nel 2019. Al netto delle 21.913 cessazioni (il 20,3% in meno rispetto alle 27.489 del 2019), il saldo appare ancora una volta negativo (-917 unità), fenomeno che alimenta la lenta e continua erosione del tessuto imprenditoriale locale. Le imprese complessivamente registrate a fine dicembre 2020 nel Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta così a 426.314 unità, confermando il Piemonte in sesta posizione tra le regioni italiane, con il 7% delle imprese nazionali, dopo Lombardia, Lazio, Campania, Sicilia, e Veneto.

La contrazione registrata a livello medio regionale è scaturita dagli andamenti negativi rilevati nella quasi totalità delle province piemontesi. Solo Torino segna una sostanziale stabilità (+0,16%). Il nord est patisce di più del resto della regione: le flessioni più significative si registrano a Vercelli (-0,85%), Alessandria (-0,84%), Verbania (-0,80%) e Biella (- 0,77%). A Cuneo il tasso si attesta al -0,61% e ad Asti al -0,51%. Novara mostra, infine, una flessione più ridotta (-0,26%)

A commentare l’andamento è Gian Paolo Coscia (nella foto), presidente Unioncamere Piemonte che ha iniziato il mandato proprio nell’anno Covid: «Il tessuto imprenditoriale piemontese è paralizzato dall'incertezza perché l'andamento della pandemia non permette di programmare il futuro. Da un lato gli imprenditori non possono scommettere su nuove aperture e su nuove attività, dall'altro non hanno garanzie e certezze sulla durata dei provvedimenti istituzionali in tema di lavoro e dei ristori messi in campo dal Governo. A regnare sono il dubbio e la paura che fanno male a qualunque sistema economico. Le istituzioni, come le Camere di commercio, non possono che continuare a sostenere i loro imprenditori, fornendo tutto il supporto per creare, far crescere e tutelare la propria attività. Le strade che dobbiamo percorrere sono quelle dell'innovazione e del digitale: solo così potremmo decidere il nostro futuro».

Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita del -0,23%, lievemente migliore rispetto al dato registrato nel 2019 (-0,35%), e ancora in controtendenza rispetto alla media italiana (+0,32%) del 2020. Per stabilire l’entità degli effetti prodotti nel 2020 dalla crisi pandemica sul tessuto imprenditoriale, bisogna aspettare il prossimo aprile, in quanto le comunicazioni di chiusura dell’attività pervenute al Registro delle Imprese a fine anno vengono statisticamente conteggiate nel nuovo anno.

A livello di forma giuridica si evidenzia una sostenuta espansione delle società di capitale (+2,28%), una tenuta delle altre forme (categoria all’interno della quale troviamo le cooperative) e un calo delle realtà meno strutturate: imprese individuali (-0,43%) e società di persone (-1,87%).

La forte contrazione dei flussi di iscrizioni e cancellazioni delle imprese suggerisce cautela nella quantificazione delle conseguenze del forzato rallentamento delle attività in molti settori economici. Analizzando i risultati del 2020 a livello settoriale si intravedono, infatti, dinamiche influenzate dalla diffusa incertezza sull’evoluzione della pandemia e da un’altrettanta diffusa attesa riguardo al prodursi degli effetti previsti dai provvedimenti di ristoro messi in campo dalle istituzioni. Alla luce di questa premessa vanno letti i tassi segnati dai principali settori dell’economia locale. Gli altri servizi registrano un +0,98%, seguono il turismo (+0,74%) e le costruzioni (+0,83%). Per quest’ultimo settore va considerata anche la spinta fornita dalle nuove detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Il commercio segna un tasso del -1,04%. Industria in senso stretto e agricoltura mostrano flessioni più consistenti, rispettivamente pari a -1,46% e -1,47%.

A livello nazionale, secondo i dati Unioncamere/Infocamere, le imprese nate nel 2020 sono state 292.308. A fronte di queste, nello stesso periodo hanno definitivamente chiuso i battenti 272.992 attività, per uno stock complessivo di imprese esistenti pari a 6.078.031 unità.

Archivio notizie
Ottobre 2024
L M M G V S D
 123456
78910111213
14151617181920
21222324252627
28293031