«Un uomo che ha incarnato la voglia di paese, un alfiere delle nostre tradizioni»

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Ciao Genio, doverti salutare così mi sembra strano, come mi sembra strano non poterci lasciare con uno dei nostri classici “ne parluma” oppure “varduma, ma se puria fese parej” o ancora “pens-ie”, che erano preludio a un qualche nuovo impegno.

In questi giorni la notizia che non ce l’avevi fatta a superare l’ultima salita ha fatto rumore, come i castagni sul Mombracco quando si spaccano.

Tutta Envie è rimasta incredula perché “no... ma Genio no, non è possibile”, quasi fossi uno di famiglia o il simbolo di una vita sana per cui no, non era questo il modo di andarsene.

Molti hanno un ricordo di te legato ad una semplice camminata, ad un giro su Viso, al calciobalilla, alla Juve, alla donazione di sangue o semplicemente perché Genio l’è piantà dapertut!

I ricordi si mischiano, saltano fuori e per fortuna fanno sorridere, ma si velano anche di malinconia, per momenti che sono stati e saranno irripetibili. Attorno a te si è formato un gruppo di persone che ancora oggi è l’ossatura degli Argic e fa anche parte del Gasm.

Il primo grande impegno è stata la pulizia e la segnalazione dei sentieri del Mombracco che tu avevi già iniziato ma che con noi più giovani ha preso slancio e si è conclusa. Poi siamo passati a voler fare un opuscolo che oltre di sentieri parlasse della storia di Envie ed è stato naturale coinvolgere Claudio Midulla, tuo degno compare! Quante serate (e quante bute e salam) sono state necessarie, ma alla fine nel giugno del 98 il vostro sogno si è realizzato! Da lì e sotto la topia alla chaburnha di Claudio sono nati gli Argic. E via con l’organizzare camminate sul Mombracco, non mancare mai alla festa al rifugio Mulatero e da lì trovarci con I Amis dl Cher e decidere di fare la Mangia a Schancun ad Envie, sbucando d’improvviso nel cortile di qualcuno mentre provavamo il percorso! Nel frattempo: “ma perché non vieni a donare il sangue”, “bisognerebbe andare a vedere delle incisioni” che io neanche sapevo cosa fossero e poi restiamo anche coinvolti nella creazione della Montagna di Leonardo.

Quante camminate ti abbiamo chiesto di organizzare in giro per le nostre montagne, possibilmente non tanto lunghe e complicate “perché non si sa mai chi viene”. Puntualmente si passava dalle preventivate 4 ore, a circa 7/8, con percorso ad anello “perché non si torna mai dalla stessa parte” e con dislivelli proibitivi per uno scalatore: immaginatevi con che piedi rientrava il malcapitato/a di turno che si univa a noi con le scarpe da ginnastica perché non aveva gli scarponi!

Nel 2001 un altro tassello che ti ha dato soddisfazione, è l’essere riuscito a portare la festa della Croce proprio lì alla Croce, facendo fermare la gente a pranzo e ponendo fine all’immediato fuggi fuggi generale dopo la messa. E da lì si è arrivati alla costruzione del rifugio.

Cosa ci mancherà di te? Sono d’accordo con Andrea Caporgno su un particolare: quel tuo sorriso malandrino sotto i baffetti che, quando lo vedevi accennarsi, dovevi essere pronto perché stava per arrivarti addosso una battuta tagliente, ma mai offensiva.

Come ultima cosa, penso anche di aver capito perché ad Envie sei diventato una specie di istituzione. Perché tu sei quello che ha incarnato perfettamente la nostra “voglia di paese, di pane e formaggio, di vino, di solo mondo contadino” (qui cito Claudio Midulla).

Ciao Genio, buone camminate e se lo trovi portami un bulè!

Il tuo amico Davide Miretti

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