Una boccata d’ossigeno per l’economia cuneese
Dal 3 giugno sono ammessi gli spostamenti fra le regioni italiane e da qualche tempo, ancora con importanti limiti che dovrebbero decadere del tutto il 15 giugno salvo diverse decisioni di qualche Stato dell’Ue, è possibile attraversare le frontiere in entrata e in uscita.
La questione riguarda molto da vicino le aziende, le quali hanno assoluta necessità di potersi lasciare alle spalle l’isolamento precauzionale imposto dal lockdown per riacquisire i mercati di sbocco per i prodotti e per i servizi da esse proposti.
La situazione normativa in merito agli spostamenti è abbastanza complessa, e Confindustria Cuneo, proseguendo la propria costante attività di affiancamento alle imprese ha organizzato una serie di incontri on line per illustrare ai propri associati le novità normative e gli sviluppi sull’apertura delle frontiere, non solo per ciò che riguarda le persone, ma soprattutto per lo sblocco delle merci.
In questi anni di perdita produttiva del sistema Paese, l’export è stata la marcia in più del Piemonte e oggi vale 46 miliardi di euro. In pratica più del 30% del Pil regionale deriva dalle vendite all’estero.
Alberto dal Poz, presidente di Federmeccanica, ha evidenziato che i prossimi due mesi saranno decisivi per il tessuto produttivo italiano. «Il mondo è diventato più piccolo e più chiuso. La valvola di sfogo dei mercati esteri si è fermata. Dobbiamo ricominciare dai consumi interni e dall’Europa per poi ripartire sulla base di un export regionale».
Il Piemonte è sempre stato un grande esportatore di componenti di mezzi di trasporto.
Poi è salito sul palcoscenico l’agroalimentare, prodotti d’eccellenza e macchinari per l’agricoltura, sulle tavole e nei campi di tutto il mondo. Tanto da insidiare all’auto il primato del valore delle vendite di beni piemontesi all’estero.