Usi, credenze e superstizioni raccontano il vecchio Piemonte

Usi, credenze e superstizioni raccontano il vecchio Piemonte
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Le tradizioni sono importanti per un popolo, perché ne definiscono l’anima e l’identità. Dovunque ci rechiamo troviamo usi e costumi diversi, la bellezza della varietà, ed in questo libro Enrico Bertone ci svela quel Piemonte contadino che non tutti conoscono, che dai nostri nonni ci veniva raccontato quando eravamo bambini. Sono storie tramandate da una generazione all'altra, una testimonianza viva di una cultura legata alla natura e alle stagioni, ai cicli della vita, ai riti e alla devozione religiosa.

Il Piemonte, i piemontesi e le loro tradizioni: la religiosità, le leggende e le credenze popolari. Le ricchezze e i miti di questa regione ripercorsi in un lavoro che indaga tra le pieghe del territorio, un patrimonio morale ricevuto dai nostri avi di cui dobbiamo fare tesoro di vita, trasmettendone i contenuti alle giovani leve, affinché ne riscoprano il passato ed i suoi suoni, giochi e scene di vita quotidiana quasi dimenticate.

Enrico Bertone è nato il 10 maggio 1954 a Bagnolo Piemonte. Ricercatore e fotografo, è impegnato nello studio e nella documentazione della cultura del territorio piemontese con particolare attenzione alla storia, all'ambiente e alla tradizione contadina. Su questi argomenti ha pubblicato articoli, partecipato a convegni e collaborato con gruppi e associazioni, ha contribuito alla pubblicazione di diversi volumi e ha collaborato con riviste e testate specializzate, e ci introduce all’interno del suo libro partendo da una ricorrenza le cui origini affondano nella notte dei tempi, una festa molto antica: il Carnevale.

Nel corso dei tempi questa manifestazione ha subíto molte variazioni. Oggi è un turbinío di maschere, colori, musica, carri allegorici. Un tempo invece il Carnevale era soprattutto una festa per i ceti meno abbienti e solo agli uomini era concesso mascherarsi, uscire la sera ed ubriacarsi.

Proseguendo la lettura, l'autore ci parla di una serie di santi protettori, tra i quali una festività che tutt'oggi nella tradizione contadina è molto sentita, specialmente nel nostro cuneese: Sant’Antonio abate, 17 gennaio. Santo protettore universale della vita rurale, ancora oggi in molti paesi il dì della festa i contadini portano sul sagrato della chiesa gli animali ed il parroco li asperge di acqua benedetta, un modo per richiedere protezione per una risorsa indispensabile nel mondo agricolo.

Ho apprezzato il capitolo dedicato alle credenze e superstizioni. Essendo di natura irrazionale possono influire sul pensiero e sulla condotta di vita delle persone che le fanno proprie e si concretizzano nel convincimento che gli eventi futuri possano essere influenzati da particolari comportamenti, senza che si possa dimostrare o anche solo ragionevolmente desumere una relazione causale.

Una parte delle credenze che un tempo albergavano nella mente umana sono state superate grazie alle scoperte scientifiche, infatti a partire dal XIX secolo la superstizione è divenuta terreno di una serie di studi psicologici. La cosiddetta “superstizione eccessiva” diviene sintomo del disturbo ossessivo-compulsivo, un disordine psichico e comportamentale.

Interessanti anche le pagine dedicate a un tema che sembra diventato ormai un tabù: quello della morte. Infatti, in passato, il decesso di una persona cara veniva affrontato con tutta una serie di rituali, che si credeva permettessero all’anima del defunto di ottenere un distacco graduale dalla vita terrena per il passaggio all’aldilà, mentre al giorno d’oggi c’è la tendenza a dimenticare la morte, vivendo in una società troppo presa dagli affanni quotidiani.

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