Val Varaita devota al protettore San Rocco

Val Varaita devota al protettore San Rocco
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Nei giorni di pandemia penso siano stati pochi i paesi che si sono scordati dei San Rocco di cui possedevano nel passato una cappellina o un santuarietto.

Così il santo di Montpellier è stato venerato a Piasco in una splendida statua accanto a San Sebastiano; a Venasca nella cappella all’ingresso del paese dedicata a San Carlo Borromeo, protettore degli appestati di Milano. E soprattutto a Brossasco, nella rinata cappella di San Rocco poco fuori l’abitato, chiesetta che qualcuno avrebbe voluto vedere aperta nei momenti più acuti del coronavirus, per una preghiera e uno sguardo agli splendidi affreschi.

Nel caso di Villanovetta, anche un rudere può suscitare il ricordo di un’antica devozione.

Da uno studio superficiale su questi paesi del fondovalle, si comprende anche perché le cappelle ai santi protettori fossero costruite all’ingresso dei paesi: perché fermassero il contagio prima che vi mettesse piede. Inoltre possiamo constatare come probabilmente i vari morbi epidemici erano meno presenti nei borghi bagnati dal Varaita, a causa del loro isolamento (allora non si parlava ancora di turismo e seconde case).

Non siamo al corrente a proposito della media valle, ma circa l’alta valle ne darebbe una prova la ricerca accurata di Isabel Ottonelli (“I Santi, testimonianza di devozione in alta valle Varaita, Castellamonte, 2008), che riporta del nostro Rocco solo due presenze: una a Bellino Celle in un bell’affresco murale; l’altra in un caratteristico pilone, con dipinti del Gauteri, poco oltre Torrette di Casteldelfino.

Ma per appremdere meglio vita e miracoli di San Rocco dobbiamo scendere ancora a Piasco, dove fra alcuni mesi verranno ricordati i 60 anni dalla morte di monsignor Antonio Maurino, il parroco più longevo di tutta la serie di pastori di quella comunità (dal 1901 al 1961), celebre soprattutto per i suoi studi su San Rocco, la cui festa un tempo era la più grandiosa del paese (per altro, come nella vicina Costigliole).

Pochi sanno che mons. Maurino fu uno dei più grandi studiosi della vita del Santo. Tanto da non limitarsi a festeggiarlo a Piasco, ma recandosi sui luoghi da lui vissuti, a iniziare dalla sua patria Montpellier, lasciando poi alle stampe varie pubblicazioni (tra cui “San Rocco da Montpellier”, edizioni FIoccardi, Torino 1936; “Le varie date della vita di San Rocco”, Varese 1948) tuttora citate come validi studi da Luigi Ferraiolo in “San Rocco pellegrino e guaritore”, uscito dalle Edizioni Paoline nel 2003.

In quest’ultima pubblicazione viene stimata valida la datazione (1345-1376) della vita del Santo proposta da mons. Maurino, datazione da sempre oggetto di discussione da parte degli storici.

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