Xxx Protopapa: «Agricoltura, Ambiente e Infrastrutture si mettano d’accordo»
Tempo di bilancio per l’annata agraria in Piemonte. Ma la sciagura di una nuova alluvione ha nuovamente piegato la regione. Incontriamo a Torino l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa.
Tutti gli anni ci troviamo a fare la conta dei danni e delle vittime delle alluvioni. Dopo i sopralluoghi nel Piemonte distrutto ancora dalla portata dei fiumi, che quadro emerge?
«Ho svolto sopralluoghi a Terranova (nell'Alessandrino), a Balocco, in bassa Valsesia e in Val d'Ossola; anche l'Ente Risi mi ha invitato ad un Tavolo, coi colleghi assessori Marnati (Ambiente) e Gabusi (Infrastrutture). Bisognerebbe rivedere la legge sui danni alluvionali sul comparto agricolo, legati a fondi che arrivano a singhiozzo e di minima entità, una situazione al limite della decenza. L'eccezionalità delle alluvioni sta diventando la normalità, è ora che i Ministeri dell'Ambiente e delle Infrastrutture collaborino per una reale manutenzione dei corsi d'acqua: ora gli enti di controllo operano senza risorse, i Comuni sono sottoposti a procedure complesse e costose. Sugli interventi di rimborso dei danni, bisogna aprire un Tavolo di lavoro col comparto assicurativo per trovare sistemi che presentino costi accessibili per le aziende, magari con una copertura parziale dei premi».
Ancora vittime sulla strada per l’attraversamento di cinghiali: si verrà mai a capo del problema della presenza fuori controllo della fauna selvatica?
«È ormai un bollettino di guerra. Il Ministero all’Agricoltura deve avere il coraggio di imporsi su quello dell’Ambiente e concederci di perfezionare la soluzione che ad oggi è l’unica attuabile per ritrovare equilibrio nel numero della popolazione di ungulati: oltre al periodo di caccia deve essere concesso un altro strumento, implementando le risorse umane attraverso le guardie venatorie volontarie che possono permettere di fare la selezione dei capi da fine a inizio periodo di caccia. I dati sono allarmanti. Bisognerebbe innovarsi anche con proposte come la commercializzazione dei capi, come fa la Toscana, che darebbero impulso anche all’economia del territorio, con garanzia delle carni».
Il prezzo delle nocciole non soddisfa i produttori, con i 300 euro/quintale contro i 400 realizzati lo scorso anno. La Regione può intervenire a tutela delle produzioni piemontesi, che soffrono la concorrenza di mercati molto diversi, come Turchia e Georgia?
«La ragione del prezzo è dovuta a tanti fattori, primo tra tutti il fatto che lo scorso anno si è verificata una bassa produzione, quindi il prezzo è stato maggiore. Nell’insieme, ci sono reazioni diverse e qualcuno ritiene anche che questo andamento possa essere accettabile. La preoccupazione sarà vera quando entreranno in produzione i nuovi impianti corilicoli. È necessario creare una filiera della nocciola e orientare un consumo più dedicato ai prodotti di qualità: le industrie delle Langhe e dell’Alessandrino non hanno mai negato attenzione alla difesa del prodotto locale, tant’è che partecipano anche alle iniziative di sperimentazione agricola».
In tema di politica italiana e comunitaria, quali novità sono attese da Pac e Psr?
«Aspettiamo l’anno ponte prospettato che, seppur con le regole attuali, ci darà nuove risorse. Ben venga la garanzia di una ulteriore disponibilità dell’Europa a sostenerci, con fondi dedicati al Green e all’innovazione. Ma resta un certo rammarico per non essere potuti intervenite sul Psr. Come Regione abbiamo raccolto tante istanze per la modifica a procedure e regolamenti vari che hanno creato uno scoglio di burocrazia che ostacola l’iniziativa privata e gli investimenti».
Quali i temi futuri da parte del suo Assessorato?
«La delega al Cibo prenderà importanza, con una struttura indipendente ed eventi di promozione. Seguiamo lo sviluppo del comparto biologico, specie nel vino, mentre per il mais lavoriamo ad un progetto che riduca le varietà e che ragioni sui prezzi. La situazione in Piemonte, per il frumento tenero, è ancora troppo disomogenea».