Ieri le cassiere Oggi i professori
Basta il rinvio di un paio di giorni dell’apertura delle medie saluzzesi per scatenare di nuovo la bagarre in tutti i bar della città dove da giorni quello della scuola sembra essere l’argomento del momento.
E io? Professore in erba, lanciato nel mondo dell’insegnamento per lavorare vicino a casa e chiudere con la mia vita da zingaro, ma anche motivato da una sana passione nata ai tempi in cui ero un giovane docente ai Master in Comunicazione dell’Università del Piemonte Orientale.
Ora mi sento improvvisamente proiettato nell’occhio del ciclone.
E mi fa specie quando con ogni persona incontri nella pedonale, le battute si sprechino e l’ironia dilaghi finché il sarcasmo prende il sopravvento.
«Se non c’era problema per le cassiere dei supermercati a marzo, non ci dovrebbe essere problema per i professori oggi» mi ripetono sino all’ossessione.
Insomma, chi di noi dice di avere paura a rientrare in classe, viene tacciato di viltà.
E così, tra una battuta e l’altra, con il riavvio della scuola in presenza, aspettiamo tutti tremanti l’arrivo tanto annunciato di una seconda ondata della pandemia. Ma l’attesa di una nuova ondata non è essa stessa nuova ondata?
Non so se i nostri governanti e media lo abbiano capito, ma gli effetti disastrosi portati anche solo dallo spettro della paura, sono gli stessi della realtà.
Tanti dubbi, tante chiacchiere e la scuola è allo sbando. E i genitori tremano solo all’idea che si debba tornare alla famigerata didattica a distanza che tanti disagi gli ha portato per organizzarsi tra figli a casa e lavoro.
Ma alla fine della fiera, chissenefrega; tra poco arriveranno i banchi con le ruote e altroché San Chiaffredo: in classe giocheremo tutti all’autoscontro e ogni paura passerà.