Il 6 dicembre 1592 il conte Emanuel di Luserna e Geronimo di Vercelli si arresero L’assedio e la presa della Rocca La battaglia finale di Cavour

Il 6 dicembre 1592 il conte Emanuel di Luserna e Geronimo di Vercelli si arresero L’assedio e la presa della Rocca La battaglia finale di Cavour
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Siamo nel novembre 1592, a Cavour si prepara la battaglia finale tra i francesi “invasori” del comandante Lesdiguieres e le truppe dei Savoia che intendono difendere il loro territorio. Il giorno 22, alle cinque del mattino, le sentinelle francesi attestate su un lembo della Rocca da dove potevano spaziare su tutta la pianura circostante, spararono con i loro archibugi per avvertire il loro comandante che le truppe del Duca di Savoia marciavano su Bricherasio con l'intento di sorprendere i francesi.

Mancò poco che le truppe savoiarde raggiungessero il loro scopo perchè scavalcarono i trinceramenti e giunsero sulla cima di un bastione. Ma vennero respinti a colpi di archibugio, lancio di pietre e con il rovesciamento delle scale con le quali cercavano di salire. Alla ritirata dei savoiardi segui il contrattacco della cavalleria francese, comandata da De Poet, che con trecento fucilieri a cavallo raggiunse la fanteria savoiarda nei presso di Garzigliana in una campagna piena di alteni nei quali i fanti savoiardi avevano buon gioco a nascondersi dalla vista dei cavalleggeri francesi.

Lo scontro, lungo le sponde del Pellice, fu assai cruento, con numerosi morti da ambo le parti. Lo stesso cavaliere della Manta che comandava l'esercito del duca di Savoia fu fatto prigioniero. Al loro ritorno in quel di Cavour i francesi trovarono gli assediati, che avevano potuto seguire le sorti del combattimento dall'alto della loro rocca, disposti a parlamentare. Fu inviato loro un cavaliere che trovò gli occupanti del castello molto più flessibili ma anche molto in disaccordo fra loro e gli stessi chiesero di rimandare al giorno dopo la loro risposta.

Il 23 novembre gli assediati decisero di non più parlamentare. Quale conseguenza i francesi ripresero a cannoneggiare il castello. Il 26 furono piazzati altri cannoni, più potenti, a fianco di quello già esistente: i soldati li issarono a forza di braccia sino a quando trovarono della terra per puntare i loro piedi, poi furono montati sulle pendici rocciose due argani e delle torri per portarli sulla sommità del monte. Tale operazione richiese parecchi giorni, vale a dire dal 26 novembre al primo del mese successivo.

Mercoledì 2 dicembre, all'alba, il duca di Savoia cercò di far entrare nel castello, allo scopo di rinforzare la guarnigione, circa 150 uomini i quali portavano ciascuno un sacchetto con 12 libbre di farina. L'operazione, molto ardita perché condotta all'interno delle linee francesi, stava per avere successo quando per troppa foga i soldati di nazionalità iberica si misero ad urlare " Viva la Spagna".

Ciò attivò la reazione dei francesi che, dall'alto della loro postazione, cominciarono a contrastare l'operazione che si concluse con 66 morti tra i soldati aragonesi e 22 prigionieri tra i quali due capitani, uno spagnolo e l'altro milanese, il resto dei soldati spagnoli si salvò con la fuga. Il comandante del castello, Geronimo da Vercelli, nonostante che i francesi continuassero a cannoneggiare la Rocca, chiese nuovamente di parlamentare.

Lo stesso giorno fecero una sortita per recuperare e dare sepoltura ai loro morti. Si trattava di soldati scelti tra tutte le compagnie di fanteria che formavano l'armata savoiarda (2 mila militari), vale a dire spagnoli, milanesi e napoletani che il duca Dom Olivares aveva già raggruppato a Vigone, pronti a raggiungere Revello.

Venerdi 4 dicembre gli assediati si sentirono in obbligo di inviare un alfiere spagnolo per ringraziare gli assedianti di aver loro permesso di dare sepoltura ai loro morti. Al che il Lesiguieres, nel prendere atto di quanto espresso dal cavaliere spagnolo, rimarcò come il comandante Geronimo da Vercelli ed il conte di Luserna fossero ben felici di far gettare le basi per una trattativa a uno spagnolo.

Il sabato 5 dicembre gli assediati inviarono le loro proposte di resa per iscritto che furono accordate secondo quanto richiesto. Domenica 6 dicembre 1592 la resa: il conte Emanuel di Luserna e Geronimo di Vercelli uscirono dal castello accompagnati dai 500 uomini della guarnigione, dopo aver sopportato oltre 650 colpi di cannone, con l'onore delle armi attraverso due ali di soldati francesi . Furono accompagnati da De Villars e D'Hercules, con la supervisione del comandante francese Lesdiguieres, fin sulla via di Vigone dove si trovava il Duca di Savoia Carlo Emanuele. Fu così che questa piazzaforte dopo aver sostenuto un assedio durato venti e più giorni fù obbligata a capitolare.

(La precedente puntata

sul scorso numero)

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