L’assedio e la breccia del 1500
Nell'anno 1552 si ebbe un inverno talmente freddo ,lungo e rigido, con una coltre di neve di oltre 75 centimetri che durò oltre 5 mesi, tanto da obbligare i contadini a sotterrare le vigne, che chiamavano "Autin", per preservarle dal gelo.
Con l'intento di frammentare la forza francese e distoglierla da quello che era il principale obiettivo dell'esercito transalpino, ossia la conquista della città di Parma stremata oramai da circa due anni di assedio, gli spagnoli e i savoiardi conquistarono, fortificarono e rinforzarono, a seguito anche degli accadimenti dell'anno precedente, i castelli di Dronero, Verzuolo, Saluzzo e Cardè.
DRONERO: IL PRIMO
Dronero che fu il primo a essere a essere conquistato così fu il primo a essere rioccupato dai francesi. Il castello era difeso dalle truppe comandate dai capitani Paluoisin e Philippes d'Albera. Fu loro intimato di arrendersi e al loro rifiuto fu installata, in pieno giorno, la batteria di cannoni che cominciarono immediatamente a fare fuoco.
Dopo un centinaio di colpi gli assediati, per evitare di essere assaliti, gettarono legno e polvere da sparo, nella breccia aperta nelle mura del castello, che in un istante si incendiò e impedì ai francesi la conquista, nonostante le esortazioni del signor Bertino di Moretta, capitano piemontese che comandava un centinaio di cavalleggeri, supportato dal capitano Lichaux Basque che di solito comandava nel castello di Revello. Questo primo assalto si risolse, dopo la perdita di una dozzina di soldati e dello stesso capitano Lichaux, in una ritirata strategica.
Il maresciallo de Brissac, vedendo i suoi uomini ritirarsi e alla luce di quanto era successo corse verso la breccia, nella quale il fuoco era oramai estinto, trascinando i suoi soldati alla conquista del castello.
Tutti i soldati spagnoli furono uccisi e i due capitani che comandavano la fortezza furono fatti prigionieri. Brissac ordinò che il capitano Palouisin venisse impiccato.
IL CASTELLO DI CARDE’
Stessa sorte subirono in fasi successive i castelli di Verzuolo e di Saluzzo che capitolarono senza opporre resistenza.
Dopo questi fatti d'arme il maresciallo de Brissac con le sue truppe rientrò nei trinceramenti di Carmagnola da dove partì il presidente Biraque, con 2000 soldati a piedi e 4 cannoni, dirigendosi verso l'ultimo baluardo savoiardo-spagnolo del territorio: il Castello di Cardè.
Sin dal 1550 il fiume Po era divenuto navigabile sin sulle rive della città di Villa Franca e di Cardè. La posizione del castello di Cardè, situato sulle rive del fiume, permetteva uno stretto controllo sui traffici da e per il Marchesato. Inoltre, per i francesi, la testa di ponte che potevano crearsi a Cardè avrebbe permesso un facile accesso, grazie anche alla navigabilità del fiume, delle merci e dei rifornimenti dalla Francia che potevano giungere dalle vie di accesso del traforo delle Traversette, in valle Po e dalla val Varaita.
L’ASSALTO
Il castello di Cardè era difeso da circa 400 soldati per lo più mercenari (banditi e sbandati secondo il testo) autori di continue malefatte e angherie sulla popolazione. Le milizie del presidente, giunte davanti alle mura del castello, iniziarono a battagliare con gli occupanti ma vedendo che l'attacco non sortiva l'effetto sperato fu dato ordine di mettere in batteria i cannoni che spararono oltre 700 salve prima di aprire, nelle mura, una breccia di proporzioni sufficienti a permettere un assalto all'arma bianca.
Vedendo l'ostinazione degli occupanti a non arrendersi, il presidente Biraque ordinò l'assalto che fu validamente ribattuto dagli occupanti, tanto che qualche capitano francese cominciò lentamente a ritirarsi. La ritirata venne però interrotta dallo stesso Biraque che brandendo un'alabarda, li prese per la giacca e indicando loro la breccia aperta nelle mura del castello urlò : «E' la che occorre entrare con onore piuttosto che ritirarsi e fuggire con disonore». I soldati ebbero tale vergogna che ritornarono verso la breccia che fu subito oltrepassata. Tutti i soldati spagnoli, a difesa dell'apertura, furono uccisi senza pietà. Durante queste esecuzioni un soldato prese della polvere da sparo e diede fuoco alle munizioni: ciò causò la morte dello stesso soldato, di una ventina di altri francesi e il castello di Cardè andò completamente distrutto dal fuoco.