Ritrovamenti a Costigliole saluzzo

La più antica cantina del Nord-ovest

Gli ultimi ritrovamenti alla “domus” confermano la sua funzione

La più antica cantina del Nord-ovest
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«Possiamo viaggiare solo leggendo, oppure anche vedendo le magnificenze delle nostre città e dei paesaggi illesi. Ma non tutte le civiltà sono visibili». Con queste parole, il presidente del Fondo Ambiente Italiano sezione di Cuneo, Roberto Audisio, presenta le iniziative di valorizzazione che il Fai di Cuneo intende realizzare a Costigliole, con particolare riferimento alla Villa Romana.

Gli ultimi ritrovamenti nella “domus” scoperta nel 2003 nella pianura di Costigliole, non distante dal Varaita, sono stati raccontati, attraverso il Fai, dai ricercatori del Dipartimento Studi Storici di Torino e confermano la tesi più volte sostenuta dagli esperti.

La recente esplorazione ha consentito il ritrovamento di numerosi reperti (ceramiche fini da mensa di produzione regionale e di importazione dall’Italia centrale, dalla Gallia e dall’Africa settentrionale) che farebbe pensare alla presenza di una cantina.

Aveva una destinazione rustica, a controllo di un’ampia proprietà terriera, ospitando ambienti residenziali e spazi destinati alla trasformazione e stoccaggio delle derrate alimentari, come testimonia l’impianto di produzione vinicola scoperto. Si tratta di vasche per la pigiatura dell’uva e la raccolta del mosto.

L’interesse di questa scoperta risiede nel fatto che si tratta a tutt’oggi del primo impianto per la produzione vinicola rinvenuto nel Piemonte meridionale, tra i meglio conservati nell’Italia settentrionale. L’edificio serviva inoltre allo stoccaggio del vino e forse di altre derrate alimentari.

Nel complesso erano presenti anche aree caratterizzate da un maggiore impegno costruttivo, a destinazione residenziale, come dimostra il rinvenimento di un ambiente pavimentato con un raffinato cocciopesto decorato da motivi a croce, realizzati con tessere in pietra bianca e grigia, nonché di un ampio cortile interno pavimentato con un’accurata gettata di pietrisco bianco impreziosita da bande in mosaico a tessere grigie.

Il presidente Audisio richiama Andrea Carandini, uno dei più grandi archeologi italiani e già presidente del Fai nazionale: «Per restituire la vita e rivedere quanto si è trasformato in strati sotto i nostri piedi, serve l’archeologo che sa smontare le azioni umane come le bacchette nel gioco dello Shanghai. Ed è esattamente questo che vorremmo fare».

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