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Lame dei samurai e coltelli lapponi con i “vernantin”

Un successo la mostra di Saluzzo dedicata ai ferri taglienti delle alpi occitane

Lame dei samurai e coltelli lapponi con i “vernantin”
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Coltelli artigianali di tradizione, workshop e incontri a tema. Mentre si tira il bilancio della edizione appena conclusa della mostra “Lame, coltelli e ferri taglienti delle Alpi Occitane”, già si lavora al programma 2025 dell’appuntamento annuale che fa di Saluzzo un rendez-vous irrinunciabile per gli appassionati e collezionisti del settore.

«Lame riferibili - spiega il giornalista Aldo Papa, a lungo direttore in Rai, ideatore e curatore della mostra - ad una zona di produzione il cui toponimo ufficialmente non esiste sulle carte geografiche, ma che indica il territorio ricompreso tra le Alpi Liguri, Marittime e Cozie. Un’area relativamente omogenea, caratterizzata dall’uso della lingua d’Oc e da un patrimonio materiale ed immateriale dove la cultura del ferro ha un suo spazio significativo. Di cui non sempre si è coscienti».

Proprio a questo aspetto è orientato il tradizionale incontro con il pubblico, andato in scena domenica sotto l’Ala di Ferro e dedicato quest’anno alla Valle Maira ed alle falci di Dronero.

Nota Papa: «Ma nulla vieta, come mi suggerisce un autorevole collega di Saluzzo, di spingerci in futuro anche su territori totalmente inesplorati quale potrebbe essere, ad esempio, quello dei ferri taglienti usati nell’arte casearia. E ci sta sicuramente anche questo, nel nostro orizzonte».

MESTIERI ITINERANTI

«Al momento però - anticipa Aldo Papa - sto lavorando su un’idea legata ad uno dei tanti mestieri itineranti delle valli, al pari degli acciugai, dei raccoglitori di capelli o dei suonatori ambulanti di ghironda. Parlo degli arrotini ed in particolare di quelli che partendo dalla val Varaita giravano per la Francia raggiungendo, a volte, persino i territori d’oltre mare. Storie di mole a pedale portate in spalla e di volti segnati dalla fatica. Capaci ancora, grazie alla testimonianza delle foto d’archivio, di restituire l’odore del sudore e il sapore dell’avventura. Ma anche, l’arguzia e la complicità di una categoria d’artigiani solidale nell’uso di un linguaggio in codice, comprensibile solo agli arrotini occitani. Avventura e curiosità, d’altronde, sono da sempre tra gli ingredienti della nostra mostra».

Quest’anno è successo con i Puukko di foggia finlandese, coltelli lapponi realizzati all’ombra del Monviso da Stefano Protto. Nato a Torino nel 1972, Stefano è da sempre in val Varaita dove sin da bambino passa l’estate nella casa di famiglia a Rabioux, borgata di Casteldelfino e dove, successivamente, si trasferirà in modo definitivo. Qui impara a suonare il violino e crea “Les compagnons roulant”, una formazione musicale specializzata nel repertorio tradizionale. Nel 1985 decide di girare l’Europa con una carrozza trainata da un cavallo. Avventura che durerà 5 anni e che, attraverso i Balcani, lo condurrà sino in Romania.

Tra i tanti compagni di viaggio incrocia anche il signor Bert, un fiammingo con moglie finlandese e del quale, confida, non conoscerà mai il cognome. Da lui però imparerà a fare il coltello tipico dei nomadi lapponi, cui aggiungerà un “tocco” personale, rigorosamente occitano. I manici in legno dei suoi coltelli provengono infatti, solo ed esclusivamente, da essenze tipiche dell’Alta valle e dalla cembreta dell’Alevé.

A SCUOLA DAI GIAPPONESI

«Altrettanto avventuroso - continua Aldo Papa - è il racconto che ha accompagnato l’esposizione delle tipiche lame giapponesi, nate però in val Grana. Ne è autore Alessandro Serra, classe 1996, cuoco e gastronomo con una passionaccia per i coltelli da cucina, materia in cui eccellono i fabbri del Paese del Sol levante. Motivo per cui, dopo aver appreso i rudimenti della forgia e della tempra nella fucina di Ettore Lombardo a Rossana, si invola per il paese dei Samurai. Destinazione Kochi, un piccolo villaggio sulle rive del fiume Shimanto, nell’isola di Shikoku dove tiene bottega il maestro Nobuya Hayashi. Obiettivo, accedere ai segreti della metallurgia nipponica e imparare la tecnica costruttiva del coltello Tamahagane la cui lama si caratterizza per un particolare processo di fusione. Lo stesso sistema adoperato per la realizzazione delle tradizionali spade Katana, dove la fusione manuale dell’acciaio viene fatta usando la magnetite naturale contenuta nella sabbia della spiaggia».

La sesta edizione della mostra “Lame, coltelli e ferri taglienti delle Alpi Occitane” è stata la prima uscita ufficiale dei suoi Tamahagane. Lame giapponesi al 100% ma con certificato d’origine occitano, acquisito per diritto di nascita nella forgia di Caraglio.

«C’è stato infine un evento - conclude Aldo Papa - che ha destato interesse e curiosità tra i visitatori e gli addetti ai lavori. E’ stata offerta loro la possibilità di prendere diretta visione delle lame d’Autore, altrimenti riservate ai soli occhi degli avventori di uno tra i più esclusivi ristoranti al mondo. Pezzi unici, ad uso di pochi eletti, nati in Valle Roja dalle mani di Alessandro Simonetti per il grande chef Alain Ducasse e per il suo pluristellato e selettivo ristorante Louis XV dell’ Hotel de Paris a Montecarlo. Alessandro, biellese classe 1971, gira il mondo sino a mettere radici a Castellar, un piccolo borgo occitano ai piedi della Valle Roja dove ha la sua fucina. Simonetti è’ internazionalmente considerato un maestro nell’arte del damasco (un’antica tecnica metallurgica usata dalla coltelleria artistica) e tiene il workshop di forgia della nostra Mostra a Saluzzo, sin dalla sua prima edizione. Nel 2023, il Louis XV vara il nuovo menù denominato “La carta del territorio”. Tutto deve essere, rigorosamente, a chilometro zero. Cibo, ingredienti, tovaglie, piatti e coltelli».

Prosegue Papa nel suo racconto: «Alessandro progetta e realizza un’opera di design, a tiratura limitata e dal look originalissimo ed essenziale. Evita persino di “sporcare” le sue lame con un logo o con la firma dall’artigiano…in modo che il cliente abbia a chiederne la provenienza. I manici , rivettati non a vista, sono in essenze di legno locale. Per lo più olivo mediterraneo e limone, piante tipiche del territorio litoraneo tra Mentone e Monte Carlo. Per la selezione e la raccolta, confida Simonetti, “abbiamo dovuto mobilitare tutti i giardinieri del posto”».

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