40anni di madre elvira

Quel “miracolo” iniziato 40 anni fa con Madre Elvira

Madre Elvira: "Un fuoco mi ha spinta"

Quel “miracolo” iniziato 40 anni fa con Madre Elvira
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Ha detto Madre Elvira: «Come avrei potuto io inventare una storia così? Tutto è avvenuto senza che io me ne accorgessi: mi sono tuffata nella Misericordia di Dio e mi sono rimboccata le maniche per amare, amare, amare.. e servire! Sono io la prima a sorprendermi...».

Rita Agnese Petrozzi, conosciuta come Madre Elvira e da tanti identificata come “la suora dei drogati”, nasce a Sora (Frosinone) il 21 gennaio 1937. Ama definirsi "figlia di gente povera". Durante la seconda guerra mondiale, insieme alla sua povera famiglia, emigra ad Alessandria, dove vive i disagi e la miseria del dopoguerra, divenendo in casa la “serva” di tutti.

A 19 anni entra in convento a Borgaro Torinese, presso le Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, dove da Rita Agnese diventa suor Elvira.

Intorno alla metà degli anni Settanta sente nascere dentro di lei come "un fuoco, una forte spinta interiore" a dedicarsi ai giovani che vede in quegli anni sbandati, persi, smarriti. Dopo una lunga, paziente e fiduciosa attesa, il 16 luglio 1983, a Saluzzo, fonda la Comunità Cenacolo, che non è solo un’opera sociale o assistenziale, ma è soprattutto una "famiglia" fondata sulla fede, dove l'uomo ferito può incontrare un amore che lo accoglie gratuitamente, lo aiuta a guarire le ferite.

Come in un film, torniamo indietro di quarant’anni. Per mettere in scena quell’evento straordinario c’è voluto il concorso di più volontà: il vescovo di Saluzzo mons. Antonio Fustella che dà la sua benedizione all’impresa, il Comune che mette a disposizione l’edificio in collina a San Lorenzo, il sostegno di un pugno di volontari aiutati dalla manovalanza dei primi ragazzi arrivati.

«Ricordo bene quel giorno: era la festa della Madonna del Carmine, e avevo ricevuto le chiavi per entrare nella casa e incominciare... Vedendo in che stato era la casa coloro che mi avevano accompagnato si misero le mani nei capelli: era diroccata, senza porte, senza finestre, il tetto tutto da riparare, non c’erano letti, tavoli, sedie, pentole, non avevo un soldo... nulla! Io guardavo i loro volti smarriti ma “vedevo” già tutto quello che doveva succedere, “vedevo” la casa già così com’è oggi: ricostruita, bella e piena di giovani».

Una fede incrollabile. Prosegue il racconto di Madre Elvira: «È stupefacente come il Signore mi abbia sostenuta, consolata e confortata! Io pensavo a una grande casa per farci stare cinquanta “disperati”, ma dopo poco tempo le stanze erano già stracolme, con mio immenso stupore... La vita spingeva, i giovani continuavano a bussare alle porte e allora ho aperto un’altra casa, e poi un’altra ancora, prima in Italia e poi all’estero, ora non le conto più».

Le case della Comunità Cenacolo, chiamate fraternità, negli anni si moltiplicano prima in Italia, quindi in Europa e poi in altre terre.

Attualmente sono 71, presenti in 20 Paesi del mondo (Italia 25 fraternità; Austria 1; Bosnia Erzegovina 2; Croazia 7; Francia 5; Inghilterra 1; Irlanda 1; Polonia 4; Portogallo 1; Slovacchia 1; Spagna 2; Stati Uniti 4; Argentina 4; Costa Rica 1; Brasile 5; Messico 1; Perù 3; Paraguay 1; Liberia 1; Filippine 1).

Nelle fraternità dell’Europa e del Nord America sono accolte migliaia di persone, tra le quali molti giovani, spesso con alle spalle un profondo disagio esistenziale ma con nel cuore il desiderio di ritrovare la vita vera attraverso il cammino comunitario.

In America Latina, oltre ad alcune comunità per i giovani disagiati, sono nate diverse missioni per l’accoglienza dei bambini di strada orfani e abbandonati.

In Africa è sorta da qualche anno la prima missione per bambini orfani in Liberia.

Questo e molto altro sullo speciale in edicola

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