Il professor Piccat porta al Salone gli affreschi della Manta
E se eroi ed eroine fossero il manifesto del Buongoverno?
A inizio Quattrocento, la guerra per la concessione dell’omaggio vassallatico che contrapponeva i marchesi di Saluzzo ai conti (poi duchi) di Savoia ebbe fine.
Improvvisamente, grazie alla volontà di Amedeo VIII, da un lato, e di Valerano dei Saluzzo, dall’altro, la lunga storia di contese e guerra ebbe una svolta imprevista, e un nuovo governo di pace venne a “rinverdire” tutto il territorio.
Come nacque quella svolta?
Prova a spiegarlo Marco Piccat, professore di filologia romanza all’Università di Trieste, nel suo ultimo libro “Il duca e il bastardo”, edito dal Centro Studi Piemontesi con il sostegno della Fondazione Venesio, che sarà presentato domenica 21 maggio al Salone del Libro.
E se gli affreschi quattrocenteschi del salone baronale del Castello della Manta fossero un “documento del buongoverno”? Per anni sono state cercate tracce che attestassero origine, costi, motivi per cui la sala più bella del castello, oggi proprietà del Fai, fosse stata affrescata con il mito dell’eterna giovinezza e l’immagine di eroi e eroine. Il critico d’arte, Vittorio Sgarbi, in un articolo pubblicato alcuni anni fa, scrisse che questo ciclo di affreschi, unico nel panorama nazionale, poneva più domande che risposte.
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