La ritirata dell’alpino saluzzese diventa un romanzo
La ritirata dell’alpino saluzzese diventa un romanzo con un finale da scrivere

Un alpino di Saluzzo protagonista di un romanzo-gioco, dove le scelte del lettore decreteranno il finale e lo aiuteranno a salvarsi (o a fallire), assieme al suo mulo, dalla steppa russa nell’inverno del 1943.
Un libro, un gioco, una ricerca storica, un modo per avvicinare i giovani alla storia: è tutto questo e forse qualcosa in più il nuovo lavoro dello scrittore milanese Manuele Giuliano, “Un altro passo nella neve” presentato nel fine settimana a Play Bologna, la più grande fiera italiana dedicata ai giochi da tavolo, di ruolo e libri-game. Un libro game è un libro che si evolve a seconda delle scelte del lettore, portando a diversi finali.
Chi è Manuele Giuliano?«33 anni, di Milano. Oltre al lavoro secolare di impiegato, sono autore di librigioco e revisore di regolamenti di giochi da tavolo. La mia passione per il gioco da tavolo e, in parte, anche al gioco di ruolo, mi portarono nel mondo del game design nel 2017 e in quello della scrittura nel 2020. L’unione di queste due discipline sfociò nel mio amore per i librogioco, che fonde la stesura di un libro con alcuni elementi di game design».
Dove nasce l’idea di “Un altro passo nella neve”?«L’idea del libro nacque grazie a un colloquio con l’editore Paolo Mori, appassionato della Ritirata di Russia. La sua richiesta mi spinse a indagare su un evento storico che, ammetto, conoscevo poco. Incuriosito dalle prime scoperte fatte sul web, cominciai a leggere tutti i principali libri e ad ascoltare alcune testimonianze, e presi a cuore l’argomento. Tornai qualche settimana dopo da Paolo confermandogli che il tema mi aveva conquistato, e che avrei scritto il libro. Non sarebbe però stato un libro “militare”: io mi ero innamorato della forza di volontà delle persone, della resilienza nel sopravvivere ogni giorno in quell’inferno di ghiaccio, e avrei parlato di questo».
Il protagonista si chiama Umberto Costanzi, un mulattiere degli alpini di Saluzzo, perchè questa città?«L’interesse per la Ritirata di Russia mi aveva portato nel giro di pochi mesi a recuperare decine di libri comprati o presi in prestito da più biblioteche, a relazionarmi con l’associazione nazionale alpini, ad ascoltare i reduci, ecc. Più mi immergevo, più capivo che il mio protagonista sarebbe stato piemontese, e più precisamente della Cuneense. Scoprire poi diverse testimonianze di reduci di Saluzzo, e avere un grande amico saluzzese (Alberto Decostanzi, di “Gioca Giullari” ndr.), mi portarono a definire in Saluzzo la provenienza del protagonista».
Ho letto che per la stesura c’è stata una ricerca lunga oltre un anno e mezzo...«Il lavoro di studio è andato avanti durante tutta la stesura del libro. Dopo aver scoperto gli eventi “macrostorici”, volevo dedicarmi ai dettagli. Come potevano degli Alpini sopravvivere a meno quaranta gradi sottozero? Cosa mangiavano? Com’erano i loro scarponi, se avevano degli scarponi? Dove e come riposavano? La disponibilità degli Alpini è fantastica: ho ricevuto registrazioni di reduci mai pubblicate, tonnellate di foto; ho potuto toccare con mano i tessuti dei cappotti militari, delle borse appese ai muli, dei pacchetti con le garze, delle granate, ho potuto fare una visita guidata in orario di chiusura con un responsabile storico preparatissimo, intervistare figli e nipoti di reduci e dispersi, e altro ancora»
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