Xxxxxxx Povero Tenda, quanto mi manchi
Ho passato la mia vita a lamentarmi del Colle di Tenda. Curve tortuose, sali e scendi senza fine e strettoie pericolose. Semafori privi di senso, come quello davanti alla Mairie di Fontan. Per non parlare dei mille lavori che portano a continui rallentamenti con sensi unici alternati.
E poi quello strano gioco della sorte che il viaggio ti imponeva. Eh sì, perché potevi solo affidarti alla buona fortuna per sperare di non imbatterti, una volta in cima, in venticinque minuti di attesa all’ingresso del tunnel per attraversare il traforo.
Tante magagne che mi hanno portato a chiamare quella strada che in tutti questi anni mi ha comunque sempre portato al mare: la “via crucis del colle di Tenda”.
Ebbene, dopo averla tanto detestata e criticata, sapeste invece adesso quanto mi manca! Tantissimo!
Incapace di resistere al richiamo del mare, forse la mia unica valvola di sfogo per staccare da una vita sempre di corsa, lo scorso weekend, per raggiungerlo ho dovuto fare il colle di Nava; che non è, né sarà mai, la stessa cosa. Passando per luoghi anch’essi martoriati dall’alluvione, ma non quanto la nostra amata val Roya, dopo quasi tre ore di macchina sono finalmente arrivato in costa.
Una volta ad Imperia abbiamo virato per Ventimiglia dove abbiamo potuto vedere da vicino la devastazione provocata dalle acque, rappresentata nel suo apice dalla caduta della passerella che collegava la Marina al centro di Ventimiglia. E lì, davanti a quella tragedia, voltandomi verso la montagna e a quella strada che ora non c’è più, mi è mancata persino Alice, la famigerata trappola francese che ti teneva sempre sulle spine. Quel gigantesco autovelox, nascosto a tradimento in ogni anfratto possibile, sempre pronto a scattarti la foto ricordo durante il viaggio rovinandoti la vacanza.