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Commercio di prossimità in crisi

La granda alle prese con il rischio desertificazione

Commercio di prossimità in crisi
Nel 1947, quando nacque l’Unione provinciale commercianti ed esercenti di Cuneo guidata da Leone Miroglio, erano ancora ben visibili le macerie della guerra. Ma il Paese appena diventato una Repubblica fondata sul lavoro, con una gigantesca opera di ricostruzione riuscì a propiziare un lungo periodo di crescita passato alla storia come il “miracolo italiano”. In questo cammino di sviluppo, fu determinante l’espansione del commercio di prossimità sull’intero territorio nazionale.Memorie di ieri che hanno introdotto l’VIII edizione della convention della Concommercio Imprese cuneese, andata in scena giovedì 6 novembre al cinema-teatro Vacchetto di Carrù. Sul tema “il presente che insegna, il futuro che unisce”, hanno dialogato l’attuale presidente dell’associazione commercianti, il saluzzese Danilo Rinaudo, e lo storico past president, il monregalese Ferruccio Dardanello (nella foto).

Oggi la situazione appare complicata. Il fenomeno della desertificazione commerciale non riguarda più soltanto le aree montane o periferiche, ma sta colpendo anche i centri di pianura.

«È un segnale allarmante – ha osservato Danilo Rinaudo . che impone una riflessione e, soprattutto, un’azione concreta da parte delle istituzioni per sostenere chi tiene vive le nostre comunità. Quando chiudono i negozi, lentamente si svuotano anche le piazze, le scuole, le relazioni: si impoverisce il tessuto economico ma anche sociale del territorio».

Non c’è una ricetta magica per invertire la tendenza. Ma qualcosa si può e deve fare. Ha sottolineato il presidente: «Servono politiche mirate che favoriscano la permanenza delle attività esistenti e incoraggino l’apertura di nuove imprese, soprattutto nelle zone più fragili. Un altro tema che ritengo fondamentale è quello della parità di regole tra chi opera nello stesso mercato: ‘Stesso mercato, stesse regole’ deve essere un principio imprescindibile. Oggi, invece, assistiamo a una concorrenza distorta, dove alcuni settori – dal turismo alla ristorazione, fino al commercio online – godono di condizioni fiscali o normative completamente diverse rispetto a chi lavora in modo tradizionale e sul territorio». Conclusione: «È necessario – ha ribadito Rinaudo – ristabilire equità: non si può continuare a penalizzare chi investe, crea occupazione e tiene vivo il commercio locale. La coerenza delle regole è il primo passo per un futuro sostenibile e competitivo per tutti».