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Esplode la rabbia degli agricoltori manifestazioni, blocchi, cortei

Disordini a Bruxelles: l'Europa sotto accusa per le norme penalizzanti e una burocrazia asfissiante

Esplode la rabbia degli agricoltori manifestazioni, blocchi, cortei
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Per ora, la protesta degli agricoltori giunta fino a Bruxelles, dove non sono mancati disordini sedati dalla polizia belga con l'uso di idranti, porta a casa solo un contentino dalle due giornate di vertici europei appena trascorse.

Questo perché se il 31 gennaio la Commissione Europea ha inteso prorogare per il solo 2024 la moratoria sulla Bcaa 8, consentendo di non lasciare incolto il 4% della Sau aziendale, seppur ad inedite, precise e pesanti condizioni, nel Consiglio europeo del 1° febbraio vi è stata una sostanziale conferma della validità degli indirizzi generali della Pac (politica agricola comune), pur «prestando attenzione alle questioni sollevate dagli agricoltori».

Una risposta che non basta al mondo agricolo, che contesta i tagli ai sussidi e le politiche green, mettendo l'Europa sotto accusa per le norme penalizzanti e una burocrazia asfissiante.

Per Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura si tratta di «una proposta con un sovraccarico di condizioni tale da limitare in modo significativo l'efficacia della misura. Il testo va modificato». Secondo Confagricoltura la misura è resa ancora più gravosa perché nel ricalcolo «ogni ettaro reale sarebbe equiparato a 0,3 ettari».

In una nota il presidente Giansanti precisa: «Siamo già in contatto con il nostro ministero e con le principali organizzazioni agricole degli Stati membri per ottenere le indispensabili e profonde modifiche. La deroga va accordata sulla falsariga del provvedimento già varato nel luglio 2022, per reagire all'instabilità dei mercati provocata dal conflitto in Ucraina».

Equilibrismi politici che non rassicurano gli agricoltori giunti in massa fino alla sede di Bruxelles del Parlamento europeo con i loro trattori e che lasciano aperta la vertenza sulla Pac, che troverà un suo esito solo dopo la scadenza elettorale del giugno 2024.

Coldiretti ribadisce che dall’agricoltura italiana nasce una filiera agroalimentare allargata che sviluppa un fatturato aggregato pari a oltre 600 miliardi di euro nel 2023, ora «messa a rischio dalle politiche folli dell’Unione Europea».

«Siamo andati a Bruxelles in maniera pacifica - spiega Enrico Nada, presidente di Coldiretti Cuneo - perché siamo la più grande organizzazione agricola europea ed abbiamo il dovere di trasformare le proteste in proposte concrete affinché non vengano strumentalizzate per interessi lontani da quelli dei nostri agricoltori. Chiediamo che sull’import ci sia un netto stop all’ingresso di prodotti da fuori dei confini Ue che non rispettano i nostri stessi standard di qualità. Non possiamo più sopportare questa concorrenza sleale, che mette a rischio la salute dei cittadini e la sopravvivenza delle imprese agricole. Importante la deroga, ma serve la cancellazione dell’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi imposto dalla Pac».

«In occasione della crisi Ucraina - sottolinea Nada - avevamo ottenuto una deroga, la nuova bozza di deroga che la Commissione sta proponendo va corretta perché contiene troppi vincoli. È ora che l’obbligo venga eliminato definitivamente. Le future istituzioni europee devono iniziare fin da subito a riflettere su come adattare la prossima Pac alle rinnovate esigenze di redditività e competitività delle imprese agricole nel nuovo scenario internazionale che richiede all’Unione di sostenere la propria capacità produttiva nell’agroalimentare».

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