La gazzosa nata a Piasco è la più “buona” d’Italia
“Gasà” promossa in cima al podio dal “gambero rosso”
Prestigioso riconoscimento per “Gasà”, al primo posto nella classifica “Gazzose di nicchia” stilata da Gambero Rosso, prodotta da “Qebere”, società agricola di Piasco nota anche per la birra Kauss.
Insieme al chinotto, la gazzosa è la bevanda analcolica sinonimo di boom economico. Il suo nome richiama subito alla mente le icone degli anni ’60: la lambretta, il biliardino, il jukebox, il vinile 45 giri. Sembrerebbe figlia dell’effervescente industria del miracolo italiano. In realtà, si produceva già nell’800 ed era ottenuta attraverso la fermentazione naturale di acqua e sciroppo aromatizzato con limone e aromi.
Era una gazzosa casalinga, chiamata anche “Champagne dei poveri” perché aromatizzata e frizzante.
Nota in Canton Ticino, dove tuttora viene prodotta, la bibita moderna avrebbe avuto i natali a Torino. Era la “limonata gazosa” inventata nel 1833 da Francesco Botto, un mix di essenza di limone, zucchero e acqua addizionata di aria artificialmente.
“Gasà” è arrivata prima in un contest che nell’arco di 13 anni si è arricchito di tanti competitor. È la gazzosa che ha preso il punteggio più alto, per la piacevolezza ma non per “fedeltà” alla bevanda.
Il podio è condiviso ex aequo con “Abbondio”, storico marchio di gazzosa prodotto in passato a Tortona e ora a Corsico, nel Milanese.
Gasà è prodotta da Qebere, società agricola di Piasco collegata alla cooperativa sociale “Libero Mondo” di Roreto di Cherasco con acqua, zucchero di canna del commercio equosolidale, succo di limone, anidride carbonica, scorza di limone, glicosidi steviolici (stevia), senza acido citrico aggiunto e impiegando energia da fonti 100% rinnovabili. Torbida e giallina, con accenti vegetali di tè ed erbe aromatiche, ha un’effervescenza morbida e sensazioni che richiamano le bevande fermentate e il kombucha.
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