I locali di Scarnafigi: teniamo duro con l’asporto sperando di riaprire

I locali di Scarnafigi: teniamo duro con l’asporto sperando di riaprire
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Con il ritorno della zona rossa e le incertezze sul futuro, bar e ristoranti sono fra le attività commerciali maggiormente colpite dalla pandemia. Alcuni esercenti parlano della situazione attuale, fatta di storie di imprese per lo più a conduzione familiare, difficoltà, ingegno profuso per andare avanti e, in prospettiva, superare questa fase storica drammatica. GAMBERO D’ORO

Symon Mattio ha rilevato con la moglie il Gambero d’oro per renderlo, oltre a un bar-trattoria, una burgheria e pinse gourmet proprio poco prima che scoppiasse la pandemia.

«Non avremmo mai pensato che si potesse arrivare a una situazione così grave. L’anno scorso abbiamo dovuto rimandare l’apertura, prevista a Pasqua, fino alla festa del 2 giugno. Poi è iniziato un “apri e chiudi” dei Dpcm senza vedere nulla degli aiuti promessi, una cosa assurda per un’attività nuova come la nostra, che parte da zero. La passione, la creatività e l’impegno ci danno la forza di andare avanti lo stesso. Abbiamo reinventato nuovi piatti e l’asporto si è rivelato un’arma vincente per farci conoscere».

I FRATELLI ABRIGO

La caffetteria dei fratelli Alberto e Maurizio Abrigo negli ultimi mesi ha lavorato «praticamente solo con l’asporto, a parte qualche settimana in zona gialla. Senza le scuole e con attività come il parrucchiere chiuse, di movimento se ne vede davvero poco. Qualcosa al mattino, ma di pomeriggio praticamente zero. Al momento dobbiamo chiudere anche con l’asporto alle 18, nonostante le giornate si allunghino per l’ora legale. I ristori? Minimi. Anche se non abbiamo le spese di chi lavora in una grande città, si fa fatica. Fa pensare che ci arrivino oltre 400 euro di canone tv quando i clienti non possono di sicuro fermarsi nel locale a guardare la televisione. Speriamo per la fine di aprile o maggio che la gente torni a sedersi ai tavoli».

FLY BAR

«In questi mesi abbiamo continuato a lavorare - afferma Marta Cravero dal Fly bar -. Essendo fuori dal concentrico, il nostro locale ha sempre vissuto sul passaggio. La gente però è confusa, non si spiega come mai in certe attività commerciali possano entrare più persone mentre nei bar solo uno alla volta per l’asporto. Anche i clienti si stanno stufando di queste regole che cambiano così spesso. C’è stato un periodo in cui guardavamo quotidianamente i comunicati per sapere cosa si potesse fare e cosa no. Continuano i pranzi di lavoro con alcune ditte convenzionate, ma solo a determinate condizioni. È già meglio di novembre, quando avevamo il bar riscaldato e vuoto coi clienti che prendevano le ordinazioni andavano a mangiare in auto o sul camion, al freddo. L’asporto comunque funziona, credo che durerà anche dopo la fine dell’emergenza».

NUOVO MONARCA

«Vogliamo innanzitutto ringraziare i clienti che ci hanno sostenuto ricorrendo all’asporto in questi mesi – dicono Davide e Sandra dal Nuovo Monarca -. È dura perché tutti i momenti siamo chiusi: al primo lockdown c’era la speranza di ripartire, poi è arrivata l’estate che ci ha ridato ottimismo. Questi ultimi mesi, invece, sono stati davvero difficili: aiuti pochi e spese che viaggiano. L’asporto, oltre al sostegno economico, serve anche per mantenerci attivi, a non perdere la manualità professionale e persino sul versante psicologico, per non demoralizzarci. Certo - osservano Davide e Sandra -, è un’altra cosa quando riapri e vedi le prenotazioni che tornano ad arrivare. Le prime comunioni sono state spostate a giugno, confidiamo che si possa ripartire a maggio, almeno».

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