Intesa vuole Ubi e tratta con Bper
Quali saranno le ricadute in ambito locale è presto per dirlo, certo è che il terremoto bancario di questo inizio settimana è destinato ad avere ripercussioni a vasto raggio. Intesa Sanpaolo, nella serata di lunedì a borse chiuse, ha lanciato un’offerta pubblica di scambio “volontario” della totalità delle azioni di Ubi Banca.
L'obiettivo - come riferiscono i vertici - è di «consolidare ulteriormente la propria leadership nel settore bancario italiano». L'operazione, non concordata, valorizza Ubi per 4,86 miliardi, con un premio del 27,6% sui valori di borsa alla chiusura delle contrattazioni di venerdì scorso.
È previsto che per ogni 10 azioni di Ubi portate in adesione all'offerta vengano corrisposte 17 azioni ordinarie di Intesa Sanpaolo di nuova emissione. Se l’operazione andrà in porto nascerebbe così un supergruppo da oltre dodici milioni di clienti. Il gruppo emiliano Bper, dal canto suo, ha sottoscritto con Intesa un contratto che prevede, in caso di successo dell'Opa su Ubi Banca, l'acquisto di un ramo d'azienda di circa 1,2 milioni di clienti distribuiti su 400/500 filiali bancarie, ubicate in prevalenza nel nord Italia.
Contemporaneamente anche UnipolSai, acquisita di recente da Bper, acquisterebbe i rami d'azienda delle compagnie assicurative Bancassurance Popolari, Lombarda Vita e Aviva Vita, partecipate da Ubi Banca.I vertici di Ubi non commentano, limitandosi a dire che sarà convocato al più presto un cda straordinario per valutare l'offerta di scambio. I processi di concentrazione in atto porteranno ad un radicale riassetto di quei gruppi che, fino a qualche anno fa, erano diretti concorrenti anche sulla piazza cuneese.
Dopo la fine della Cassa di Risparmio di Cuneo, assorbita dalla Bre (Banca Regionale Europea) a sua volta incorporata da Ubi, si va verso un nuovo, radicale ridisegno del mondo della finanza nazionale ed europea.
Intanto, a seguito del lancio dell’offerta pubblica di scambio volontaria di Intesa Sanpaolo, il presidente della Fondazione Crc Giandomenico Genta (titolare del 5,95 delle azioni di Ubi) dichiara: «Stiamo già esaminando con gli altri soci del Comitato Azionisti di Riferimento il quadro delineatosi con l’Ops di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca. Valuteremo con particolare attenzione le implicazioni dell’offerta e i possibili scenari, alla luce della centralità di Ubi per l’Italia e il suo sistema bancario e finanziario».
«Ciò che sta succedendo - commenta il banchiere fossanese Beppe Ghisolfi – è ancora tutto da interpretare. Dimostra comunque che quando si rinuncia all’autonomia non si sa dove si può arrivare. Complimenti a Carlo Messina e a Intesa San Paolo che lui guida. La mia sensazione è che, in prospettiva, i legami con la provincia Granda saranno sempre più deboli. Nel tempo si è passati dalla gloriosa Cassa di Risparmio di Cuneo a Intesa, indubbiamente una grande banca internazionale. Speriamo - auspica Ghisolfi - che il territorio cuneese non ne esca impoverito».
Un altro attento osservatore con lunga esperienza bancaria ad alti livelli, rileva invece un aspetto “dietrologico”: «Gli azionisti di Intesa non traggono direttamente vantaggi dall’operazione Ubi, ma in compenso si mettono al riparo da un’acquisizione forzosa del Monte dei Paschi, che rimane il nodo bancario da sciogliere in Italia».
Difficile non immaginare nel medio termine - nonostante siano soggetti autonomi a tutti gli effetti - possibili ripercussioni sulle piccole Fondazioni bancarie cuneesi, in particolare Saluzzo e Savigliano, che finora erano riuscite a mantenere la loro autonomia.