Mahle, salvaguardati tutti gli operai Un anno per “disegnare” il futuro cassa integrazione e impegno per un piano di reindustrializzazione

Mahle, salvaguardati tutti gli operai Un anno per “disegnare” il futuro cassa integrazione e impegno per un piano di reindustrializzazione
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I sindacati l’avevano chiesto con fermezza: «L’unica opzione possibile è il ritiro della procedura di licenziamento per tutti i 453 operai della Mahle di Saluzzo e La Loggia». Alla fine hanno vinto la Regione, gli enti locali, da sempre in prima linea a sostegno della vertenza, e soprattutto hanno vinto gli operai.

C’è lo spazio per un brindisi dopo l’accordo raggiunto giovedì 30 gennaio a Roma, nella sede del ministero dello Sviluppo economico, ma fin da ora è tempo di rimettersi al lavoro per trovare una soluzione definitiva alla crisi dei due stabilimenti gemelli della multinazionale tedesca.

L’ACCORDO

L’azienda ha preso l’impegno di ritirare la procedura di licenziamento entro il 7 febbraio, data che era stata indicata come quella di chiusura definitiva, e chiedere un anno di cassa integrazione legata a un processo di reindustrializzazione che sarà sorvegliato dallo stesso ministero.

Sin dall’inizio della vertenza la Regione e i sindacati hanno lavorato per mantenere le imprese sul territorio e salvaguardare l’occupazione dei lavoratori piemontesi. La Mahle, dopo aver inizialmente concesso la proroga di un mese, ha infine accettato di ritirare il procedimento di licenziamento collettivo dei lavoratori.

Nessun dipendente, a Saluzzo né a La Loggia, verrà licenziato.

RITIRATA

LA DELOCALIZZAZIONE

Lo scorso novembre la multinazionale aveva annunciato la chiusura dei due stabilimenti piemontesi e il licenziamento di 452 lavoratori: 209 a Saluzzo e 243 a La Loggia. La Mahle aveva deciso di delocalizzare la produzione di pistoni per motori diesel: decisione sostanzialmente motivata dal ristretto margine di guadagno.

La produzione sarebbe stata spostata in parte in Polonia, in parte in Turchia e il rimanente in Spagna.

COSA SUCCEDE ORA

L’accordo raggiunto a Roma prevede un anno di cassa integrazione, in attesa di un possibile acquirente che possa dare un futuro ai due stabilimenti.

L’accordo prevede il passaggio per una “cassa integrazione per cessazione e reindustrializzazione”, che verrà affiancato da una “forte azione di coordinamento e monitoraggio” della Regione, che metterà in campo tutte le politiche attive a disposizione ed eventuali incentivi alle imprese che si proporranno per rilevare i siti di Saluzzo e La Loggia.

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