Parla il neo presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Anselmo
Anselmo: troppi Ego in giro, lavorerò per unire «L’autonomia? Collaborazione sì, servitù no»
Austero ma anche ironico. Misurato nelle parole, tagliente quando è il caso. Paesanese fiero di esserlo. Madre maestra e papà macellaio, dopo le elementari al paese ha studiato a Torino: medie e ginnasio al Collegio salesiano Richelmy, liceo classico al Valsalice, sempre in collegio. Gli anni dell’Università, facoltà di Matematica lasciata a pochi esami dalla laurea. E’ arrivata un’offerta di lavoro, e si è avviato a una lunga carriera alla Mauli di Revello (abbigliamento), da contabile a dirigente. Sposato, 72 anni, due figli che l’hanno reso nonno.
Caratteristica comprovata da varie testimonianze: non è mai andato a caccia di cariche. In proposito dice: «A richiesta, ho dato la disponibilità a impegnarmi».
Mario Anselmo è il neo presidente della Fondazione Crs. Dopo trent’anni di esperienza amministrativa in valle Po (tre mandati da sindaco di Paesana e un periodo alla guida dell’Unione) sedeva nell’Organo di Indirizzo in rappresentanza degli enti montani.
Presidente, com’è nata la sua candidatura? «Qualche mese fa è maturata l’esigenza di rinnovare il consiglio di amministrazione. Il mio nome è stato proposto da Milva Rinaudo, collega che stimo molto. Ho accettato. Ben sapendo che sarebbe stata una sorpresa per molti saluzzesi».Sorpresa in che senso?
«Arrivando da Paesana, dalla montagna, ho immaginato che in città qualcuno avrebbe avuto un brusco risveglio. Ed è quanto avvenuto».
Pensa che il fatto di non essere saluzzese sia un problema?
«Spero di no, e poi faccio parte di un cda in cui Saluzzo è rappresentata al meglio».
(Nota: i saluzzesi sono Luisa Frandino, vicepresidente, e i consiglieri Roberto Bertola e Beppe Costa. Completa il cda Domenico Paschetta di Lagnasco).
Si è già fatta un’idea del lavoro da svolgere?«Dobbiamo valutare le domande per le erogazioni annuali. Sono 205, c’è da approfondire. E intanto bisogna mettere mano alla parte finanziaria: con i tassi di interesse attuali vanno ripresi gli investimenti per garantire il massimo di redditività e incrementare il patrimonio (circa 62 milioni, ndr)». Il precedente cda guidato da Marco Piccat e Roberto Civalleri ha sottoscritto convenzioni con il Comune di Saluzzo e la Diocesi, con il Parco del Monviso e Octavia. Intende rinnovarle?«In questa fase prevale una linea di continuità. Ho parlato con il sindaco Calderoni, che conosco da tempo e con cui ho collaborato quando ero amministratore. Una persona capace. Ho incontrato il vescovo monsignor Bodo, molto attento alle vicende locali. Mi confronterò anche con il Parco del Monviso».E con Octavia? «E’ una realtà che francamente non capisco, un’associazione di sindaci che si ritrovano ogni tanto alle feste. Per dirla tutta, ho qualche dubbio sulle scelte delle amministrazioni che ne fanno parte. Esempio: Revello è piena valle Po, che c’azzecca con la pianura? Temo che dietro questo nostro piccolo mondo, a tutti i livelli, ci sia quello che io definisco l’Ego spropositato».Teoria suggestiva: che cos’è questo Ego al cubo e chi sarebbe a coltivarlo?
«Vede, sono stato sindaco anch’io, e capita ogni tanto di sentirsi investiti di una missione che solletica la nostra presunzione, con il rischio di darci troppa importanza. Come si dice in Piemonte: “Esageruma nen”. Anche perché la somma di tanti Ego provoca disastri. Personalmente, ho sempre operato per unire, non per dividere».
Tutta l'intervista in edicola