Politici e notabili nel marzo 1901 davano vita alla Cassa di Saluzzo voluta dai liberali, osteggiata in ambienti cattolici
Il 2 marzo del 1901, la prima pagina della “Gazzetta di Saluzzo” celebrava la nascita della Cassa di Risparmio nel capoluogo del Marchesato.
All’incirca un anno prima, sempre lo stesso giornale, voce del partito liberale per quanto non ufficiale, aveva annunciato un lauto banchetto tra alcune personalità locali di spicco, tra cui il sindaco Gianaria, i deputati Carlo Antonio Pivano e Ignazio Marsengo Bastia, il sottoprefetto di Cuneo, Antonio Banchio e l’avvocato Giuseppe Berrini, allora direttore della Cassa di Risparmio di Cuneo, per mettere le basi al progetto.
Tra i principali promotori del progetto spiccavano proprio Antonio Banchio e anche Attilio Falco, segretario comunale di Saluzzo. Questi personaggi si rivelarono i principali fautori della costituzione della nuova banca saluzzese, un ente di cui si parlava da circa mezzo secolo.
50 ANNI DI GESTAZIONE
Nel maggio del 1852, infatti, lo stesso Re d’Italia Vittorio Emanuele II aveva approvato l’istituzione di uno specifico soggetto economico, annesso al Monte di Pietà (istituzione finanziaria dell’epoca senza scopo di lucro, sorta in Italia all’inizio del XV sec. per iniziativa di alcuni frati francescani).
La nascita della Cassa di Risparmio saluzzese, oltre a essere il risultato di una serie di iniziative di singoli, fu la conseguenza di un processo di graduale proliferazione di istituti di credito, che sorsero un po’ dappertutto in quel periodo nel territorio della Granda.
Si trattò, a ben vedere, di un’operazione calata dall’alto: l’istituto di credito non fu voluto solo dalle personalità dell’economia del territorio, ma anche dalle principali istituzioni politiche locali, come il comune di Saluzzo. Una delle motivazioni era quella di far scomparire la piaga dell’usura da Saluzzo. Probabilmente, la ragione principale dell’istituzione bancaria è da ricercarsi nei molti segnali negativi, sia di tipo demografico, sia di tipo economico, che allora caratterizzavano il Saluzzese.
La prima assemblea ufficiale dei soci si tenne al primo piano di Palazzo Civico, il 10 novembre 1901.
Da questo momento, la Cassa di Risparmio di Saluzzo ebbe tra i suoi obiettivi: 1) instillare in tutti i cittadini il sentimento del risparmio; 2) collocare, senza scopo di lucro, i propri capitali in modo da favorire lo sviluppo dell’industria e del commercio locali; 3) distribuire gli utili in opere di beneficenza ed istruzione.
Secondo la Gazzetta di Saluzzo dell’epoca, la Cassa riuscì a distribuire già in quell’anno cinquantamila lire in opere di beneficenza e istruzione. Tuttavia, non tutti erano entusiasti dell’attività della Cassa. Anzi, circolavano voci che un presunto “segreto massonico” fosse alla base della nuova “congregazione di Satana”. Tali erano infatti i sospetti che aveva il settimanale cattolico saluzzese, espressi pubblicamente sulle sue pagine.
OLTRE IL SECOLO DI VITA
La Cassa di Risparmio di Saluzzo - le cui leve di comando sono rimaste appannaggio quasi assoluto dell’area politica liberale - è riuscita ad attraversare le principali vicissitudini del secolo scorso. Non è stata ad esempio toccata, se non marginalmente - secondo l’opinione dello storico Aldo Alessandro Mola -, dall’ingerenza del governo fascista, che ha lasciato discreto margine di manovra ai dirigenti dell’epoca. Nel nuovo millennio, più precisamente a partire dall’ottobre 2016, è stato avviato dall’omonima Fondazione il percorso di cessione, prima parziale poi dell’intero pacchetto azionario, all’emiliana Bper, sesta banca a livello nazionale per quota di mercato, diventando così parte di uno dei maggiori gruppi bancari italiani.