Ruata Eandi, dubbi e perplessità sull’impianto per il biometano
Luci e ombre sull'impianto

Dopo l’esame in Commissione urbanistica della scorsa settimana, era logico attendersi che il caso del biodigestore per la produzione di biometano in regione Ruata Eandi venisse portato martedì sera all’esame del Consiglio comunale.
Invece così non è stato: tutto rinviato almeno ad inizio settembre. Nel frattempo il dibattito impazza e nessuno, dal fronte politico amministrativo, sembra troppo entusiasta.
“Insieme si può”, in un comunicato, esprime le proprie perplessità. «Il nostro - scrive il presidente dell’associazione Luca Ellena a nome del direttivo - è un “no” ragionato e aperto al dialogo, che nasce dal confronto con molti cittadini e dalla volontà di contribuire a scelte condivise e lungimiranti».
«La realizzazione dell’impianto solleva numerosi dubbi e perplessità che vogliamo condividere con i cittadini in modo chiaro: la vicinanza dell’area individuata alle abitazioni solleva timori legati all’emissione di odori, rumori e disturbo alla qualità della vita; l’impianto comporterebbe un forte aumento del traffico pesante, con rischi per la sicurezza stradale e disagi per chi vive o lavora nella zona; la struttura sorgerebbe su un’area agricola, modificando l’identità del paesaggio e sottraendo spazi alla vocazione rurale del nostro territorio».
«A queste preoccupazioni - osservano ancora i referenti di Insieme - si aggiunge il fatto che i benefici dell’impianto, di scala probabilmente sovracomunale, appaiono poco chiari per la comunità, mentre gli impatti sarebbero tutti concentrati su Saluzzo. Non si tratta, quindi, di una contrarietà pregiudiziale, ma di fare scelte responsabili, che rispettino la salute pubblica, l’ambiente, il paesaggio e la qualità di vita dei residenti».
Ancora più netto il “no” che arriva dai consiglieri di minoranza Giovanni Damiano, Nicolò Giordana, Paola Sanzonio e Alberto Daniele.
Curioso registrare che il documento non reca la firma in calce degli altri due esponenti di minoranza, Claudio Capitini e Riccardo Conte.
I quattro esponenti dell’opposizione - in un documento inviato al protocollo - spiegano le ragioni della loro contrarietà alla variante urbanistica sulla quale il consiglio comunale, scaduti i termini per le osservazioni (19 luglio), dovrà pronunciarsi.
La competenza ultima spetta alla Provincia che tornerà ad esaminare, dopo la pausa feriale, la richiesta avanzata dalla società privata, genovese.
I consiglieri di minoranza ritengono l’impianto «non compatibile con i principi costituzionali di tutela ambientale e paesaggistica né con i vincoli di pianificazione sovra ordinaria e gli obiettivi di contenimento del consumo del suo».
Considerano inoltre la proposta di variante «redatta in deroga selettiva e potenzialmente discriminatoria rispetto alla normativa urbanistica vigente e priva di adeguate valutazioni ambientali, sanitarie e viabilistiche».
Inoltre valutano che sia «in difformità rispetto ai criteri di buona amministrazione e sostenibilità ambientale».
Sembra di capire che, almeno per la parte di competenza dell’amministrazione comunale, si vada verso un “no” trasversale che vede, pur con sfumature diverse, allineate maggioranza e minoranza.
Resta ora da vedere quale sarà il pronunciamento della Conferenza dei Servizi che si terrà in Provincia a fine settembre e, sul piano politico locale, capire la ragione per cui 2 esponenti della minoranza si sono chiamati fuori.
Questo e molto altro sulla Gazzetta in edicola e in digitale