Il leghista saviglianese tra i furbetti del bonus

Il leghista saviglianese tra i furbetti del bonus
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L’estate politica è stata scossa dal caso dei cosiddetti “furbetti del bonus Covid”, che ha visto protagonisti parlamentari e consiglieri regionali che ne hanno usufruito in tempo di emergenza sanitaria.

Tra loro anche un cuneese, il giovane consigliere regionale saviglianese della Lega Matteo Gagliasso.

“Gaglia”, 27 anni, così lo chiamano i giovani padani di cui è leader, aveva ottenuto 2420 preferenze personali lo scorso anno, dato che gli era bastato per essere ripescato in Regione, terzo cuneese, alle spalle di Luigi Genesio Icardi e Paolo Demarchi.

Un paio di mesi fa, non pago degli oltre 7 mila euro al mese di stipendio, aveva inoltrato domanda per ottenere due mensilità del “bonus” da 600 euro durante l’emergenza sanitaria. Riteneva che gli spettassero come libero professionista in quanto consulente immobiliare.

Quando il suo nome è venuto a galla, ha rimpallato la responsabilità al commercialista, ma la giustificazione è apparsa oltre che poco credibile anche ridicola.

Ora la Lega lo ha sospeso, insieme al collega Claudio Leone e alla senatrice-gioielleria torinese Marzia Casolati, che ha percepito anche lei 1500 euro di bonus attinto in questo caso dal fondo regionale “Riparti Piemonte”.

Tutti e tre non potranno fare politica per conto e a nome del partito, né partecipare all’attività del gruppo. A stabilire la durata della sospensione sarà un’istruttoria disciplinare del partito che verrà avviata dopo la pausa feriale.

Sempre in Piemonte anche un esponente del Pd, Domenico Sarno, torinese impegnato nell’associazione “Libera”, ha usufruito di analogo bonus: ora si autosospeso ma vari segretari di sezione ne hanno chiesto le dimissioni.

Il “caso furbetti” tornerà probabilmente alla ribalta alla ripresa dell’attività politica in Regione ad inizio settembre.

Su Saluzzo sono circolate, insistenti voci nelle scorse settimane, a proposito del possibile coinvolgimento del consigliere regionale leghista Paolo Demarchi, imprenditore agricolo. Per capire come stessero davvero le cose e per escludere che le voci fossero state messe in giro ad arte dagli avversari politici, lo abbiamo interpellato.

La sua risposta non ha però fatto chiarezza, lasciando aperta la porta del dubbio.

«Io non rilascio dichiarazioni. I vertici del movimento che rappresento – ci ha detto Demarchi – vietano a noi eletti di rilasciare commenti in merito. Mi è comunque parso di capire - ha aggiunto - che a breve l’Inps renderà pubblici i nomi di tutti i beneficiari».

Sarebbe un passaggio indispensabile, ben sapendo che non esistono risvolti penali nella vicenda, dal momento che il governo, in prima battuta, non aveva fissato un tetto di reddito.

Certo però è che nel momento in cui il Paese attraversava una fase difficile e di sofferenza, ai responsabili istituzionali era richiesto per lo meno uno stile di sobrietà. Al punto in cui sono giunte le cose sarebbe opportuno che le carte venissero poste sul tavolo senza infingimenti.

Ci mancherebbe infatti che qualcuno, più “furbetto” degli altri, tentasse di farla franca a scapito di qualche collega, “furbetto” sì, ma meno scaltro.

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